l'accordo al consiglio europeo

Orbán cede sugli aiuti a Kyiv e dimostra che il problema non era l'Ucraina

David Carretta

Il presidente ungherese capitola dopo un intenso lavoro di mediazione e consente ai 27 di adottare un accordo unanime. In cambio ha ottenuto ciò che davvero gli interessa: la possibilità di sbloccare altri fondi per l'Ungheria

Bruxelles. Il dramma del veto di Viktor Orbán sul pacchetto da 50 miliardi di euro all'Ucraina è durato pochi minuti. Messo di fronte alle pressioni degli altri ventisei leader, il primo ministro ungherese questa mattina aveva capitolato già prima di entrare nella sala del Consiglio europeo. Appena si sono seduti i capi di stato e di governo attorno al tavolo del vertice, il presidente del Consigli europeo, Charles Michel, ha annunciato l'accordo. Non solo sull'Ucraina, ma anche sulla revisione del bilancio 2021-27 dell'Ue, che include risorse aggiuntive per le politiche migratorie e la politica estera e più flessibilità per usare i fondi di coesione per gli investimenti nel green tech. In cambio Orbán ha ottenuto solo concessioni cosmetiche. La possibilità che i leader decidano una terza revisione del bilancio nel 2026 (appena un anno prima della conclusione della programmazione finanziaria). E un invito implicito a Ursula von der Leyen a sbloccare altri fondi per l'Ungheria, congelati per le violazioni dello stato di diritto. Toccherà alla Commissione europea prendere una decisione. Ma l'accordo al vertice dimostra che per Orbán il problema non era l'Ucraina. Quel che interessa davvero al premier ungherese sono i soldi dei contribuenti europei da utilizzare nel suo paese.

 

“Tutti i 27 leader hanno concordato un pacchetto di sostegno aggiuntivo da 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Ue”, ha spiegato Michel: “Questo garantisce finanziamenti costanti, a lungo termine e prevedibili per l'Ucraina. L’Ue sta assumendo la leadership e la responsabilità nel sostenere l’Ucraina; sappiamo qual è la posta in gioco”. Prima dell'inizio dei lavori del Consiglio europeo c'era stata un'intensa attività diplomatica per convincere Orbán. Secondo fonti dell'Ue, Michel e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno giocato il ruolo centrale nelle discussioni. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata protagonista di un bilaterale con il premier ungherese ieri sera, di una telefonata questa mattina presto, prima di un incontro ristretto a sei. La soluzione è stata trovata tra Michel, Macron, Meloni, Olaf Scholz, von der Leyen, oltre a Orbán, prima dell'inizio dei lavori.

 

L'esasperazione aveva spinto diversi leader a evocare la possibile cacciata dell'Ungheria dall'Ue o l'utilizzo dell'articolo 7 del trattato per privare Orbán del diritto di voto. "Nessuno può ricattare 26 stati membri e i nostri valori non sono in vendita", ha spiegato il premier finlandese, Petteri Orpo: "La situazione in Ucraina è così difficile che è cruciale trovare una soluzione. E' inaccettabile che un paese che un paese possa bloccare una decisione così importante". Secondo la premier estone, Kaja Kallas, “se si guarda all'economia ungherese, non usa l'euro, il tasso di interesse è al 9 per cento e questo mostra quanto bene la loro economia stia facendo... L'Ungheria ha bisogno dell'Europa e (Orbán) dovrebbe pensare quanto vale per l'Ungheria essere dentro l'Europa", ha avvertito Kallas. Il premier polacco, Donald Tusk, è stato il più duro. “La posta in gioco per Budapest, per Viktor Orbán, è essere dentro o fuori la comunità. In gioco ci sono gli enormi fondi disponibili per ogni paese che rispetta i nostri interessi europei comuni. È lui che deve trarre la conclusione”, ha detto Tusk, sottolineando che il problema nell'Ue non è “la stanchezza sull'Ucraina”, ma “la stanchezza su Orbán”. L'accordo più importante del vertice c'è stato. Ma la stanchezza Orbán sarà difficile da superare.