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in sud america

L'Ecuador è sotto attacco dei narcos

Maurizio Stefanini

Dopo l'evasione di due boss del narcotraffico diverse bande criminali hanno seminato il panico prendendo d'assalto ospedali, carceri, televisioni e università. Il presidente Daniel Noboa ha proclamato lo stato di eccezione

“Para que sepa que no se deben jugar con las mafias”. “Perché sappiano che non bisogna giocare con le mafie”. Con queste parole, non appena fatta irruzione in studio alle 14 locali, le 20 italiane, si è rivolto alle camere in diretta uno degli uomini incappucciati e armati che martedì si è impadronito per due ore del canale tv di Guayaquil TC., nel quale un giornalista è rimasto ferito. Alla fine le forze dell’ordine sono riuscite a riprendere l’edificio, hanno arrestato 13 membri della banda Los Tiguerones (verranno incriminati per terrorismo). Ma la presa del canale tv non è stato che l’episodio più appariscente, ma alla fine neanche il più sanguinoso, dell'offensiva scatenata dai narcos ecuadoriani in risposta allo stato di eccezione proclamato dal presidente Daniel Noboa dopo la fuga dal carcere di Adolfo Macías “Alias Fito”: capo della banda dei Los Choneros che stava scontando una condanna a 34 anni, e che era considerato il più pericoloso narco del paese. Il caos è iniziato dopo l’altra evasione di Fabricio Colón Pico: capo della banda dei Los Lobos, detenuto per aver minacciato di morte la Procuratrice Generale Diana Salazar. Con lui sono scappati altri 38 detenuti, di cui solo 12 sono stati ripresi. Los Choneros, Los Lobos e Los Tigueroners assieme fa intendere una alleanza dei cartelli di narcotraffico per sfidare il governo. Sono almeno una quarantina gli episodi di violenza che sono stati registrati. Perfino nell’Università di Guayaquil i narcos hanno fatto irruzione, seminando il panico.  Sono stati poi presi anche cinque ospedali, ci sono state insurrezioni in sette carceri, sono state fatte esplodere autobombe, sono stati sequestrati poliziotti.

Secondo la Polizia sarebbero stati almeno dieci i morti, compresi due agenti, e tre i feriti. Tra le vittime anche il popolare cantante Diego Gallardo, raggiunto da una pallottola vagante a Guayaquil mentre si recava in auto a riprendere il figlio da scuola. Almeno quattro poliziotti e un centinaio di guardie carcerarie sarebbero tuttora sotto sequestro. A Esmeraldas, nel nord del paese, dove sono state registrate autobombe e auto bruciate, la Polizia ha arrestato 12 persone. A Napo, in Amazzonia, due sospettati sono stati arrestati per aver appiccato il fuoco a un camion.  Arresti anche nella capitale Quito e in altre città del paese.

Il presidente Daniel Noboa attorno alle 15 locali ha riconosciuto l'esistenza di un conflitto armato interno, e con il Decreto 111 ha indicato che tutti gli eventi violenti di questa giornata “si configurano come una minaccia terroristica contro i pilastri della sovranità statale e dell'integrità territoriale”. Sulla base di ciò, ha dichiarato le bande criminali Águilas, ÁguilasKiller, Ak47, Caballeros Oscuros, ChoneKiller, Choneros, Covicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p.27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7, Tiguerones come attori non statali belligeranti e come organizzazioni terroristiche. Ed ha mandato contro di loro l’esercito.

Il governo degli Stati Uniti ha espresso la sua “estrema preoccupazione” per la violenza in Ecuador e ha offerto il suo sostegno al governo Noboa. Argentina, Bolivia, Colombia, Paraguay e Perù hanno fatto lo stesso, condannando le azioni della criminalità organizzata. I deputati hanno approvato e perfino Rafael Correa, l’ex-presidente chavista esule in Belgio per varie accuse, ha dichiarato il suo appoggio all’unità nazionale per sconfiggere i narcos. In Perù ha destato scandalo la notizia che i narcos erano in gran parte dotati di armi provenienti dalle Forze Armate Peruviane: cosa che era stata già registrata con armi in possesso di gruppi armati colombiani.

L’Ecuador non è un paese produttore di coca, ma è infilato tra Perù e Colombia, che sono invece i due maggiori produttori del mondo. Era un paese relativamente tranquillo, col tempo è diventato un hub per il passaggio di droga verso l’Europa: sempre più nascosta nelle banane, tradizionale export nazionale. Nel 2022 è diventato il paese che ha sequestrato più cocaina in transito in America Latina, ed è così cresciuto il livello di violenza, fino al clamoroso omicidio del candidato presidenziale Fernando Villavicencio in piena campagna elettorale.

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