La borsa di Gucci e la cronica inazione dell'Onu sulla Corea del nord

Giulia Pompili

La situazione nordcoreana è perfettamente rappresentativa dello stallo internazionale: da anni nessuna azione contro il regime di Pyongyang può essere intrapresa a livello Onu perché sistematicamente bloccata da Russia e Cina

Ieri il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, intervenendo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, ha detto che se la Russia fornirà tecnologia per il suo programma nucleare alla Corea del nord in cambio di armamenti, questo sarà una “diretta provocazione” contro la Corea del sud che avrà delle conseguenze. “E’ paradossale”, ha detto Yoon, “che un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’organo incaricato di essere il guardiano ultimo della pace nel mondo, faccia la guerra invadendo un’altra nazione sovrana e riceva armi e munizioni da un regime che vìola palesemente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Per un paese come la Corea del sud, ancora tecnicamente in guerra con il Nord, l’alleanza tra Mosca e Pyongyang è un problema concreto, immediato: secondo l’intelligence sudcoreana, ci sono pochi elementi di armamenti atomici e missilistici che mancano alla Corea del nord, e se la Russia decidesse di fornirglieli l’equilibrio dell’intera regione cambierebbe. Ma la situazione nordcoreana è molto simbolica, perfettamente rappresentativa dello stallo internazionale: da anni ormai nessuna azione contro il regime di Pyongyang può essere intrapresa a livello Onu perché sistematicamente bloccata da Russia e Cina. 

 

Il leader nordcoreano, Kim Jong Un, l’altro ieri è tornato nella capitale Pyongyang accolto dalla fanfara della propaganda, dopo una  settimana di viaggio in Russia. Il dittatore e la sua delegazione hanno incontrato il presidente russo Vladimir Putin, hanno visitato il cosmodromo Vostochny, l’impianto che produce i più moderni jet da combattimento russi a Komsomol’sk-na-Amure, e poi missili ipersonici, navi da guerra, sottomarini, tutto il meglio della tecnologia di Difesa russa. Putin e Kim si sono scambiati dei fucili in segno d’amicizia. 

 

Secondo diversi analisti, sembra ormai chiaro che il nuovo livello di partnership tra Mosca e Pyongyang sia tacitamente accettato anche dalla Repubblica popolare cinese, che ha l’interesse di mostrare la sua capacità di manovrare i suoi due junior partner. 
Nel frattempo, c’è ben poco che la comunità internazionale possa fare. La Corea del sud ha annunciato ieri una nuova tranche di sanzioni contro 10 individui e 2 entità nordcoreane responsabili di operazioni finanziarie illegali che riguardano il programma nucleare e il commercio di armi con altri paesi, tra cui la Russia. Ma è proprio sul tema delle sanzioni che Pyongyang usa sistematicamente il palcoscenico dell’Assemblea  dell’Onu per accusare l’occidente di strozzare la sua economia. E’ una trappola retorica efficace soprattutto per quei regimi autoritari che possono usare il tema delle sanzioni nella propaganda interna: è l’occidente che vuole affarmarvi, non noi. 

 


E però tutto è evidentemente un artificio retorico: durante il suo viaggio in Russia, la potente ministra degli Esteri nordcoreana, Choe Son Hui, la sorella del leader Kim Yo Jong e Hyon Song Wol, membro del Comitato centrale del Partito del Lavoratori nordcoreano, indossavano borse firmate da migliaia di euro. Secondo NkNews, Choe aveva una Gucci in struzzo da quasi duemila euro, mentre Kim una Dior da più di tremila euro, nonostante le sanzioni sul lusso e nonostante la retorica nordcoreana contro la cultura borghese e i comportamenti “anti socialisti”, cioè l’acquisto di prodotti di moda dell’occidente capitalista. Per anni Pyongyang è riuscita a eludere le sanzioni internazionali con l’aiuto di Russia e Cina, e a finanziare il suo programma di armamenti nonostante la sua popolazione sia alla fame – nessuno è in grado di stabilire quanti danni abbia fatto la chiusura dei confini durante la pandemia, perché a nessun osservatore indipendente in tre anni è stato concesso l’accesso dentro ai confini nordcoreani. 

 


Come ogni anno, anche quest’anno l’Assemblea generale dell’Onu adotterà una risoluzione sui diritti umani in Corea del nord, per condannare “le sistematiche, diffuse e gravi violazioni dei diritti umani nel paese”. Anche quest’anno, per il diciannovesimo anno consecutivo, la risoluzione sarà approvata per consenso, cioè senza votazione, in modo che nessun paese possa bloccarla.  Come ogni anno, Pyongyang dirà che a violare i diritti umani è l’occidente, e se la sua gente è alla fame non è colpa delle borse di Gucci o dei missili nucleari del regime, ma delle sanzioni occidentali.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.