La banda navale suona a San Pietroburgo per il varo della rompighiaccio a propulsione nucleare Yakutia (AP Photo/Dmitri Lovetsky) 

editoriali

Le mire artiche di Russia e Cina 

Navi di Mosca e Pechino al largo dell’Alaska. È una strategia già vista

Gli show di forza della partnership militare tra Russia e Cina si fanno sempre più provocatori. La scorsa settimana undici navi russe e cinesi hanno pattugliato molto da vicino le isole Aleutine, nel Pacifico del nord, un arcipelago strategico e che fa parte quasi interamente dell’Alaska, quindi del territorio americano, a eccezione soltanto delle sei isole del Commodoro – distanti oltre 330 chilometri dalle altre – che invece appartengono alla Federazione russa. In risposta alle operazioni russo-cinesi, l’America ha inviato quattro navi da guerra e aerei da ricognizione. Le operazioni militari congiunte tra Russia e Cina sono sempre più frequenti e sempre più provocatorie sin dall’inizio della guerra d’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Mosca, e per la seconda volta raggiungono zone particolarmente sensibili come quelle dell’Artico. Secondo diversi analisti si tratta di una escalation con una strategia di militarizzazione messa già in atto dalla Cina nell’area, per esempio, del Mar cinese meridionale, dove la situazione è sempre più tesa. Sabato scorso la Guardia costiera filippina ha denunciato l’ennesimo comportamento aggressivo da parte  cinese, che ha sparato con i cannoni ad acqua e “condotto manovre pericolose” contro una nave filippina che scortava i rifornimenti per i soldati di stanza in una delle isole Spratly. E’ la zona che la Cina considera propria perché all’interno della cosiddetta “linea dei nove punti”, ignorando la sentenza di un tribunale arbitrale internazionale che ha dichiarato le rivendicazioni cinesi di quasi tutto il Mar cinese meridionale completamente infondate. Esercitazioni congiunte tra Russia e Cina sono poi sempre più frequenti anche nelle acque adiacenti al Giappone, il più forte alleato dell’America in Asia orientale. La partnership “senza limiti” tra Mosca e Pechino sfrutta le crisi per rafforzarsi, ed è sempre più una minaccia per la libertà di navigazione del resto del mondo. 

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