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L'intervista

Quanto tempo ci vuole per riconoscere l'Holodomor. Parla Graziosi

Nicola Mirenzi

L’idea che la carestia ucraina sia stata un’arma usata deliberatamente dal regime staliniano per “riplasmare” l’Ucraina è “ormai ampiamente accettata dalla storiografia mondiale", ci dice lo storico dell’Unione Sovietica. Lezioni per Canfora

Quando aveva ancora trent’anni, alla fine degli anni Ottanta, Andrea Graziosi propose alla casa editrice Einaudi la pubblicazione dei rapporti segreti dei diplomatici italiani sulla carestia ucraina del 1932-1933. “Lo rifiutarono dicendo che non gli interessava pubblicare quei documenti”. Erano pochissimi all’epoca coloro a cui interessava conoscere lo sterminio per fame di quattro milioni di ucraini compiuto dal regime comunista staliniano. Benché anche George Simenon avesse raccontato la fame in Ucraina in un reportage da Odessa, “gli intellettuali europei di sinistra”, dice Graziosi, “tendevano a credere che nulla di così tremendo potesse avvenire in Unione Sovietica, considerata migliore di un Occidente in crisi”. Non così Natalia Ginzburg, che, ascoltando il racconto di Graziosi durante una cena con Vittorio Foa, gli chiese di fargli leggere il testo: “Mi chiamò due giorni dopo e mi disse che erano matti ad averlo rifiutato, e che lo avrebbe pubblicato lei negli Struzzi, dove non potevano dirle di no”. 

Chissà se, interpellato in quegli anni, il professor Luciano Canfora sarebbe figurato tra gli intellettuali (erano parecchi) che intorno alla questione avevano le idee chiare: “Sono tutte balle”. Invece, intervistato ieri dal Fatto Quotidiano per contestare la decisione del Senato italiano di riconoscere l’Holodomor come genocidio, Canfora non nega il fatto (dall’inizio degli anni Novanta, è ormai impossibile farlo senza ricoprirsi di ridicolo), ma nega che il regime staliniano abbia intenzionalmente usato la fame per sterminare il popolo ucraino, sostenendo che la materia sia ancora controversa tra gli storici del Novecento (comunità di cui non fa parte, essendo egli un antichista). Eppure l’idea che la carestia ucraina sia stata un’arma usata deliberatamente dal regime staliniano per “riplasmare” l’Ucraina sovietica è “ormai ampiamente accettata dalla storiografia mondiale”, dice Graziosi, uno dei più importanti storici dell’Unione Sovietica italiani. Basti pensare che Nationalities Paper, la più prestigiosa rivista di studi sul nazionalismo, ha dedicato un numero monografico alla politica delle carestie dell’Urss nel 2020. Mentre lo European History Quarterly ha invitato a una tavola rotonda sul tema quattro storici: uno solo è risultato scettico sull’intenzionalità del genocidio.

“L’intenzione di ‘rifare’, soggiogandolo, il popolo ucraino si evince dal fatto che il regime sovietico non si limitò a requisire il cibo ai contadini, ma allo stesso tempo sterminò gran parte degli intellettuali che coltivavano un’idea nazionale, anche se di sinistra. Il capo dei comunisti ucraini, Mykola Skrypnyk, si suicidò pur di non rinnegare le proprie idee”. Rimuovendo questa intenzione, aggiunge Graziosi, è impossibile comprendere perché “i dirigenti sovietici, mentre lasciavano morire di fame le persone, sequestrassero i dizionari di lingua ucraina, dai quali cancellavano ogni termine privo di una radice russa per poi rimetterli in circolazione con le voci emendate”. Sostiene Canfora che la carestia ucraina sia stata l’esito inintenzionale di una politica. Tuttavia la consunzione di un organismo umano a causa della fame non avviene da un giorno all’altro. Ha bisogno di circa due mesi. In una prima fase, il corpo consuma le scorte di glucosio, producendo una sensazione di fame acuta. Poi passa ai grassi, e si indebolisce drasticamente. Infine è la volta delle proteine, il momento in cui l’organismo divora tessuti e muscoli, auto cannibalizzandosi. 

“Mentre ciò avveniva, alti dirigenti sovietici scrivevano a Mosca che la fame non aveva ancora impartito agli ucraini la lezione”. Canfora però sostiene che sia la vittoria della Nato sul Patto di Varsavia ad aver riscritto la storia in forma ideologica, e che forse tra “600 o 700 anni” si potrà disfare questo racconto. Andrea Graziosi è più ottimista. “Fino agli anni Novanta si negava che l’Holodomor fosse mai avvenuto. Oggi qualcuno ancora nega che Stalin l’abbia fatto di proposito. A questa velocità, ho buone ragioni di credere che, a breve, la verità storica si affermerà integralmente”.

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