Militari ucraini a Bakhmut (Foto Ansa) 

l'editoriale dell'elefantino

Salvare Bakhmut e rispondere al cuoco di Putin: è ora di inviare dal cielo gli angeli sterminatori

Giuliano Ferrara

Stiamo ancora a discutere degli Abrams e dei Leopard. Bisogna che un’apocalisse sacrosanta di fuoco costringa le ributtanti milizie della carneficina a fare retromarcia

Ora non esageriamo. Le democrazie contro le autocrazie non valgono un’escalation, d’accordo, evviva la coesistenza pacifica. Putin, come dice Chris Patten, è persona sgradevole, e malvagia, d’accordo, ma la diplomazia cinese & vaticana ha i suoi diritti. Il “martoriato popolo ucraino”, che se sento ancora l’espressione m’incazzo di brutto, non è in cima ai pensieri dei fenomeni della politica americana, i DeSantis e i Trump che stanno per prendere un calcio in culo ancora dal novantenne Biden, si spera. Gli ucraini non valgono un’unghia dei forgotten men, il loro sogno europeo e americano soccombe di fronte ai dati dell’inflazione e ai fallimenti garantiti di un paio di banche regionali, va bene. 

Che il capo di una banda intercontinentale di tagliagole e terroristi si permetta però di dare del cazzaro a Guido Crosetto, right or wrong nostro ministro della Difesa, diciamo che è intollerabile. Intollerabile anche la sua rissa con Shoigu, il ministro della Guerra del malvagio e sgradevole finanziatore della Baader-Meinhof (sempre Chris Patten). Intollerabile che alla guida di battaglioni di criminali sortiti dalle prigioni e arruolati per la bisogna cerchi di espugnare Bakhmut e sia sul limite di una vittoria alata nel Donbas. Un conto è rischiare l’equilibrio mondiale per difendere la libertà europea, forse costa troppo, forse non va bene ai professorini della pace, ma farsi infilzare da un bandito internazionale che ha il titolo di cuoco di Putin senza una reazione proporzionata e diretta, magari anche a nome del ministro Shoigu, questo è grave. 

Se c’è un momento in cui servono le ali della libertà, come le chiama l’ebreo ashkenazita Zelensky (un tipaccio “controverso”, come scriverebbe il noto quotidiano), è questo. Che non si possano inviare i Tornado e altri pezzi di aviazione occidentale a risolvere la faccenda, consentendo agli ucraini a mezzo dei loro piloti, dei piloti polacchi o italiani o di altri mercenari buoni, di finirla con la strage di civili e il sacrificio umano degli ex detenuti siberiani, e di costringere cuoco e malvagio a un negoziato, auspici Francesco e mr Ping, è francamente incomprensibile. Stiamo ancora a discutere degli Abrams e dei Leopard, e dell’opportunità di comportarci altrimenti che la neutrale Svizzera sul campo di un conflitto crudele che ci riguarda da vicino, e non siamo capaci di fare quello che in fondo Meloni e il governo italiano erano sul punto di promettere: mandare dal cielo gli angeli sterminatori capaci di impedire il terrore istituzionalizzato che si vuole mangiare una democrazia europea e il suo popolo, dopo avere distrutto un paese di quaranta milioni di abitanti. 

Wagner fu un musicista potente. “La Valchiria” un’opera somma. Bisogna che il cuoco capisca che anche noi lo abbiamo ascoltato. E che se Bakhmut è una Stalingrado alla rovescia, come testimoniano anche le corrispondenze dal fango di Cremonesi e di altri coraggiosi embedded, deve resistere e essere messa in grado di contrattaccare per sventare l’accerchiamento dei nuovi nazisti d’Europa. Bisogna che un’apocalisse sacrosanta di fuoco costringa le ributtanti milizie dello stupro e dell’eccidio a fare retromarcia, magari con i complimenti del ministro della Guerra russo, trattato anche lui da cazzaro una volta dal capo degli assassini ceceni e un’altra volta dallo chef della carneficina pro-russa. Una volta si faceva un gran parlare delle contraddizioni in seno al popolo, le divisioni tra il nemico hanno la stessa importanza e anche di più.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.