Foto di Gil Cohen-Magen, via Ansa  

in disaccordo

La traduttrice che ha detto no a Netanyahu e l'errore di lasciare il premier senza voce

L'interprete si è rifiutata di collaborare in occasione del viaggio di Bibi a Roma. "Promuove principi fascisti". Ma il primo ministro israeliano rappresenta un paese democratico e quindi tutti i suoi cittadini. Quelli che l'hanno votato e quelli che protestano

La traduttrice che era stata contattata dall’ambasciata israeliana a Roma per la visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto di essersi rifiutata di fare da interprete. Ha definito la leadership del premier “pericolosa”, riferendosi alla riforma della Giustizia che sta scatenando proteste in tutto il paese.

Ha detto di aver ascoltato i suoi figli, che le hanno consigliato di “non collaborare con chi promuove princìpi fascisti e reprime la libertà”, in riferimento alla riforma della Giustizia promossa dal nuovo governo israeliano. Le strade in Israele sono bloccate, Netanyahu ha fatto fatica ad arrivare in aeroporto, dove lo attendeva l’aereo per Roma, per le manifestazioni. Gli israeliani fanno bene a usare la piazza per dimostrare contro una legge che non approvano, si fa così all’interno delle democrazie, ma Netanyahu resta un premier eletto dai cittadini, a capo del partito più votato del paese, è il rappresentante legittimo di Israele e quando va all'estero è giusto che abbia un traduttore, che capisca che, piaccia o non piaccia, il leader di un paese democratico arriva a anche a nome dei suoi cittadini. Di tutti: chi lo ha votato, chi non lo ha votato e chi lo ha votato e ora lo contesta.

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