Londra e il Pentagono ridimensionano la prossima "grande offensiva" russa

La concentrazione di aerei non si vede e all'aviazione di Mosca era andata piuttosto male anche prima che Kyiv ricevesse la contraerea occidentale

Cecilia Sala

Il New York Times ha scritto che i continui, dolorosissimi e falliti attacchi russi per strappare a Kyiv la piccola cittadina strategica di Vuhledar, nel sud del Donbas, “sollevano domande sulle reali capacità russe di sostenere una nuova offensiva”

Ieri è stata gettata parecchia acqua sugli allarmi che riguardano la prossima grande offensiva russa. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha detto alla Bbc che Mosca non avrebbe molte nuove carte da giocarsi in Ucraina,  “dove ha già schierato  il 97 per cento della sua armata”. E poi: “In realtà non vediamo questa nuova mega concentrazione (di uomini e armi) che possa sfondare (le linee di difesa di Kyiv) in una grande offensiva. Vediamo invece uno sforzo per avanzare che comporta un costo enorme per l’esercito russo”. Il giorno prima il suo omologo americano Lloyd Austin aveva detto che l’ammassamento di aerei da combattimento di Mosca al confine – quelli che dovrebbero essere i protagonisti della nuova offensiva – “non si vede”. Ieri il New York Times ha scritto che i continui, dolorosissimi e falliti attacchi russi per strappare a Kyiv la piccola cittadina strategica di Vuhledar, nel sud del Donbas, “sollevano domande sulle reali capacità russe di sostenere una nuova offensiva”. L’Institute for the study of war di Washington, che monitora il campo di battaglia con bollettini quotidiani da quando l’invasione è cominciata, ha avvisato che sarebbe buona cosa tenere a mente la grande abilità di Vladimir Putin nelle campagne di disinformazione che puntano a dipingere Mosca molto più forte di ciò che realmente è, almeno sul campo di battaglia, e che questo tipo di propaganda potrebbe riguardare anche il dibattito sulla prossima offensiva.  

Lo scopo sarebbe scoraggiare gli aiuti a Kyiv, l’unica cosa senza la quale Putin, nel lungo periodo, vincerebbe la guerra. Perché il catastrofismo insinua il dubbio che non ne valga la pena, che ogni volta si debba ricominciare da capo e che l’aiuto non sia comunque mai abbastanza. Non tutti, ma la maggior parte degli allarmi recenti – a differenza di quelli lanciati a novembre 2021 per la prima invasione di quasi un anno fa – non è accompagnata da prove concrete come le immagini satellitari. Prendendo ad esempio la questione dei jet, quelli russi sono monitorati dagli occhi occidentali nei cieli e quello che si vede è che, nelle basi aeree a ridosso dei confini, sono molti di meno oggi di quanti fossero due mesi fa o in altre fasi della guerra. Non è vero neanche che l’aviazione russa sia intatta e un’arma sostanzialmente inesplorata, che quindi possa funzionare da carta segreta di Putin: Mosca ha perso 72 aerei e 77 elicotteri in neanche un anno di guerra se contiamo solo quelli di cui c’è una conferma visiva (una foto o un video dei detriti) verificata in modo indipendente, quelli che l’aeronautica ucraina dichiara di avere abbattuto sono di più. Mosca non è mai riuscita a conquistare la supremazia aerea e, rispetto a febbraio scorso, l’aviazione russa è più debole mentre la contraerea ucraina – grazie agli aiuti – è migliorata. Anche il capo di stato maggiore americano Mark Milley ha detto che gli Stati Uniti non vedono segni sul campo che indichino una nuova invasione su larga scala.

Il problema urgente, come ripete il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, sono le munizioni che Kyiv consuma molto rapidamente (in un giorno quello che un piccolo paese europeo produce in un anno). Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal, gli Stati Uniti starebbero pensando a una soluzione cento per cento riciclata e a costo zero almeno per le armi più semplici. L’esercito di Kyiv utilizza i kalashnikov e la marina militare americana, negli ultimi anni, ha sequestrato un milione e 600 mila munizioni di questo tipo dai barchini che trasportano armi verso lo Yemen e altri paesi mediorientali dove operano le milizie sciite alleate dell’Iran. Oltre alle munizioni ci sono migliaia di fucili, granate e anche razzi anticarro. In teoria sono destinate al macero, la Casa Bianca vorrebbe destinarle a Kyiv.