Yossi Kuperwasser (via Aijac)

Terrore in Israele

“Vogliono da sempre ucciderci, ma ora in più c'è l'Iran”. Parla il generale Kuperwasser

Giulio Meotti

Per il direttore del ministero degli Esteri israeliano i terroristi "vogliono l’attenzione della comunità internazionale". L'Autorità palestinese appare sclerotizzata, eppure da Gerusalemme non si vedono alternative al ritorno allo stato precedente

“Stavolta è diversa, dura di più ed è molto più pericolosa delle precedenti ondate terroristiche, va avanti almeno da un anno ed è più profonda, anche perché non abbiamo visto azioni da parte dell’Autorità Palestinese per contenere il terrorismo. Significa che non vogliono fermarlo. E che noi israeliani dobbiamo entrare in luoghi come Jenin e Nablus”. Parla così al Foglio Yossi Kuperwasser, ex generale dell’Idf, direttore generale del ministero degli Esteri israeliano e dell’unità di ricerca dell’intelligence militare di Gerusalemme. Si parla dell’ondata di attentati che ha sconvolto Israele negli ultimi giorni, la strage davanti alla sinagoga, il tentativo di uccidere un padre e un figlio  e i tanti attentati falliti in questi giorni, all’ingresso della colonia di Kedumim, a Hebron e al raccordo Almog, vicino a Gerico.

  

Il governo di Benjamin Netanyahu ha appena dislocato due battaglioni dell’esercito in più nei territori, annunciato regole più facili per portare armi e la demolizione delle case dei terroristi che erano state interrotte per anni. C’è paura nel paese di un ritorno ai giorni bui dell’Intifada. Alcuni dipendenti dell’asilo Kochav Yam di Herzliya, città costiera, hanno condiviso parole di gioia sui social in seguito al massacro in sinagoga venerdì sera, lodando il terrorista. “Realisticamente i terroristi palestinesi non vogliono niente, ma vogliono uccidere più ebrei possibile e cacciarci da quella che chiamano ‘Palestina’, e vogliono l’attenzione della comunità internazionale perché la questione palestinese era scesa nelle notizie” ci dice Kuperwasser. “Anche gli americani avevano perso interesse. I terroristi pensano che il terrore li riporterà al centro dell’attenzione”.

 

Il dominio di Abu Mazen, mai passato da elezioni, è ventennale e l’Autorità Palestinese appare sclerotizzata, eppure da Gerusalemme non si vedono alternative al ritorno allo stato precedente: quando Israele governava sui milioni di palestinesi della Cisgiordania. “Non è questione di far collassare l’Autorità Palestinese, ma che smettano di pagare i salari dei terroristi, che sia corrotta e che non gli interessi del benessere dei palestinesi. Il mondo arabo non ha più interesse nei palestinesi e non vuole rimanere ostaggio della causa palestinese. Il governo Netanyahu non vuole che collassi l’Autorità Palestinesi, ma neanche rafforzarla”. Non è chiaro quanto il sentimento di convivenza sia davvero evoluto da Oslo in avanti nella popolazione palestinese. “Molti palestinesi, direi vicini alla maggioranza, non vogliono che gli ebrei vivano qui, sono stati educati a pensare che Israele sia la cosa peggiore che  mai capitata e se leggi la loro stampa in arabo è tutto su quanto terribile sia Israele. Cosa possiamo aspettarci? Molti sono vittime del lavaggio del cervello da parte della propaganda contro Israele. Sin da piccoli imparano ad ammirare i terroristi, i loro nomi sono ovunque dalle scuole alle strade”.

 

Il Jihad islamico palestinese è stato fondato nel 1981 identificandosi con la Rivoluzione islamica in Iran. Il comando del Jihad islamico ha sede in Siria e tiene incontri regolari con la leadership iraniana. Le guardie rivoluzionarie iraniane forniscono tra i cento e i centocinquanta milioni di dollari al Jihad palestinese. Qasem Soleimani, il defunto comandante della Forza al Quds iraniane, viaggiava attraverso la regione per fornire milioni di dollari e armi al Jihad attraverso vari canali, in particolare  l’Egitto. “C’è un legame fra l’Iran e i terroristi palestinesi” ci dice Kuperwasser. “Il Jihad islamico a Jenin per esempio è diventato dominante e lì abbiamo dovuto compiere appena adesso un raid antiterrorismo come non si vedeva da anni. E gli iraniani sostengono Hamas a Gaza, danno loro soldi per missili, tunnel, vogliono che si armino fino ai denti. L’Iran sta finanziando la lotta armata anche all’interno di Fatah”. Cosa aspettarsi? “Ci sarà più scontro fra Israele e i palestinesi, più attacchi terroristici e più risposta da parte d’Israele”.  Ieri il ministro israeliano della Difesa, l’ex generale Yoav Gallant, ha detto: “I terroristi finiranno davanti a una corte o al cimitero”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.