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Il punto

La nuova strategia europea per i rimpatri dei migranti irregolari è una scatola vuota

Antonia Ferri

La commissaria Johansson dice che il ritorno dei profughi nei paesi d'origine dev'essere intensificato, una posizione in linea con il governo italiano. Ma manca un fattore essenziale: gli accordi bilaterali. I ministri dell'Interno riuniti a Stoccolma discuteranno la proposta

Nuove regole per aumentare i rimpatri dei migranti. Ma prive di obiettivi realizzabili a breve termine, e con un problema di fondo: l'assenza di relazioni proficue tra gli stati europei, d'accoglienza, e quelli che dovrebbero riprendersi le persone, quelli d'origine. È l'ennesima scatola vuota della Commissione europea sulla gestione della questione migratoria. 

Gli stati dovranno lavorare insieme perché "le persone non qualificate a restare nell'Unione europea tornino nel loro paese d'origine", ha detto Ylva Johansson, commissaria agli Affari interni dell'Unione europea presentando un documento di policy sul tema. La nuova strategia di Bruxelles sull'immigrazione, che sarà discussa domani a Stoccolma in un incontro informale dei ministri dell'Interno degli stati membri, ha uno scopo principale: implementare il ritorno nei paesi d'origine dei migranti considerati irregolari. Quelli cioè entrati in un paese senza un regolare controllo alla frontiera o rimasti nel paese di accoglienza privi di visto o permesso di soggiorno.

Il documento programmatico è un insieme di proposte poco concrete. Si parla di collaborazione tra gli stati membri e di accelerazione - anche attraverso la digitalizzazione - del processo del sistema di rimpatrio. I punti di rilievo, però, sono due. Il primo è l'istituzione di una nuova figura: un "coordinatore europeo per il rimpatrio". Il secondo è il rinnovato ruolo di Frontex. La settimana scorsa, il nuovo direttore Hans Leijtens si è presentato in Europa chiarendo: "Il personale di Frontex non procederà con atti di respingimento". E le sue parole arrivano dopo la fine della direzione di Fabrice Leggeritra scandali e accuse di insabbiamento dei respingimenti illegali dei migranti nel Mar Egeo. Ora, nei progetti della Commissione, all'agenzia si conferisce un'unità dedicata ai rimpatri. Si legge nel documento che Frontex avrà un ruolo essenziale "nel sostenere gli stati membri in tutte le fasi dei rimpatri volontari e forzati".

Con questi presupposti s'inaugura una strategia non innovativa da parte dell'Unione europea, il cui destino sarà andare incontro al solito problema: per rimpatriare le persone c'è bisogno che i paesi d'origine accettino il ritorno dei propri cittadini. In due parole: accordi bilaterali. Patti che vanno stipulati tra i singoli stati membri dell'Unione e i paesi di provenienza dei migranti. 

Il tentativo dell'Ue sarà perciò quello di lavorare sui rapporti con i paesi d'origine, perché, secondo la commissaria, il sistema d'asilo è messo "sotto grande pressione dai migranti che non necessitano di protezione internazionale". Johansson lo rimarca: "È necessario che immediatamente dopo la decisione negativa sul permesso di soggiorno, gli stati membri presentino la richiesta di riammissione al paese di origine". 

Da regola serve infatti che siano le singole nazioni europee a muoversi velocemente, collaborando con i paesi di provenienza dei migranti. Per ottenere questo risultato però è meglio che l'Ue si muova unita e con queste linee guida i vertici europei stanno tentando un lavoro di sensibilizzazione: "È importante lavorare insieme: gli stati membri non possono risolvere la cosa da soli, ma nemmeno la Commissione da sola può farlo".

In questi anni comunque alcuni accordi bilaterali sono stati sottoscritti dall'Italia: un esempio sono quelli con la Tunisia - paese da cui arrivano soprattutto "migranti economici" -, dove il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello dell'Interno, Matteo Piantedosi, si sono recati lo scorso 18 gennaio. Tunisia che il governo italiano finanzia sistematicamente da anni (47 milioni dal 2014), portando però più a uno spreco di risorse che a una soluzione concreta. E che comunque resta uno dei pochissimi paesi di provenienza ad accettare il dialogo con l'Europa per gli accordi sui rimpatri.  

D'altra parte i dati descrivono una situazione chiara: nel 2022, su 110 mila richieste di allontanamento di migranti, solo 32 mila sono state effettuate. Il problema che preoccupa le istituzioni europee è che il numero annuale delle richieste di asilo è quasi il triplo rispetto a quello degli ingressi irregolari: 924 mila nel 2022 - il 50 per cento in più di quelle dell'anno scorso.