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Ragioni per essere pessimisti

La tristezza russa, paranoica malinconia storica, potrebbe essere l'arma in più di Putin

Giuliano Ferrara

Anche Stalin era radicalmente e profondamente triste, e i sintomi della paranoia gareggiavano in lui con il carisma e l'astuzia politica totale. Non bisogna sottovalutare il fondo nichilista e tragico di una mentalità

Putin è un uomo triste, si è infilato in un’impresa ancora più triste di lui, nel senso della tristizia e dell’inumano, e questo da molto prima dell’Ucraina, dai tempi della Cecenia e del veleno a Londra almeno, ma questa tristezza, tradotta in sintomi paranoici e in megalomania, può essere un suo punto di forza. Anche Stalin era un georgiano radicalmente e profondamente triste, e i sintomi della paranoia gareggiavano in lui con il carisma e l’astuzia politica totale, quella dell’eliminazione fisica preventiva di ogni possibile avversario, specie se interno. Non si può dire che le sue tecniche di mobilitazione intrecciate con le purghe e altri crimini politici di primo livello, e sistematici, non abbiano dato filo da torcere a chi gli si è parato davanti.

 

Il professore di Studi strategici in Scozia, Università di Saint Andrews, Phillips Payson O’Brien, è convinto (lo scrive sull’Atlantic) che Putin perderà la guerra in Ucraina, e che il prolungamento del conflitto non lo rafforza. Spero che abbia ragione, e non possiedo nozioni di logistica, organizzazione e gestione della catena di comando di un esercito come quello russo che mi consentano di contraddire un giudizio tecnico bene argomentato. Ma ho paura che sia sottovalutata la tristezza russa, il fondo nichilista e tragico di una mentalità e perfino di una spiritualità nutrite di paura e di delirante malinconia storica. Nel suo romanzo putiniano, racconto realista che funziona come un congegno narrativo perfetto, Giuliano da Empoli fa dire a Putin, alle prese con un suo consigliere intelligente, che il suo scopo nel caos è “restaurare la verticalità del potere in modo immediato e specifico” e, messo all’erta sul pericolo degli imprevisti, l’autocrate risponde sicuro: “Credetemi, Vadim Alexïevitch, gli imprevisti sono sempre il frutto dell’incompetenza”. 

 

Di imprevisti in Ucraina Putin ne ha incontrati parecchi e solo in parte sono da attribuire all’incompetenza in senso proprio, al calcolo politico-militare sbagliato, molto dell’imprevisto è nell’allegria da baldoria di guerra, mescolata al più profondo e immedicabile dolore, che ha ispirato la resistenza della nazione invasa e la compatta e nell’altrettanto ispirata risposta dell’occidente all’operazione speciale, nome che già segnalava una menzogna e una remora, un dire e non dire che sapeva di vergogna oltre che di dissimulazione. Tuttavia il carburante di questa guerra è la disperazione, il cupo fondo di sfiducia della Russia in sé stessa. E la spinta più tremenda, dal risvolto più tragico, è nella mobilitazione di massa dei coscritti, rigettata da ampie minoranze, temuta e esorcizzata da milioni di famiglie, ma tuttora in pieno corso, con effetti di automatismo della morte e di distacco del paese da sé che sono paralleli ai bombardamenti indiscriminati, alle diverse tattiche di annientamento messe in opera.

 

C’è da augurarsi che l’ottimismo occidentale, la cui origine è la fiducia nella tecnica e nell’informazione, non sia smentito dal pessimismo dell’opinione post sovietica e russa, dalla speciale competenza in tristezza e vanagloria e sacrificio che traspare da quelle truppe mandate al massacro, in nome della verticalità del potere putiniano, degli altri e di sé stesse.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.