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Puma in panne

I carri armati tedeschi non funzionano, e sono una metafora della Difesa di Berlino

Daniel Mosseri

Secondo un rapporto militare, durante un’esercitazione “la prontezza operativa di 18 carri Puma è scesa a zero nel giro di pochi giorni”. Una questione che ha esposto la ministra Christine Lambrecht a un’ondata di critiche dell’opposizione Cdu-Csu

Berlino. Doveva essere una visita quasi di piacere: da un lato, fare gli auguri di Natale ai soldati tedeschi di guardia alle batterie di missili Patriot presso l’aeroporto militare di Sliač, nella Slovacchia centrale; dall’altro l’occasione per dimostrare agli alleati Nato sempre un po’ dubbiosi che il sistema di scambio “ad anelli” ideato dalla Germania (tu dai un carro armato dei tuoi all’Ucraina e io te ne do uno dei miei) è un meccanismo ben congegnato. Invece, la ministra tedesca della Difesa, Christine Lambrecht, non ha avuto fortuna e il suo incontro con l’omologo slovacco, Jaroslav Naď, è passato in secondo piano davanti all’esplosione del caso Puma, ossia dell’ennesima prova di inadeguatezza della Bundeswehr e di una clamorosa topica dell’industria della Difesa.

Ore prima della partenza per Bratislava, la ministra ha convocato un vertice di emergenza con lo stato maggiore delle forze armate per mettere una pezza agli incidenti occorsi a 18 veicoli corazzati per fanteria (Ifv) della classe Puma, prodotti dalla Krauss-Maffei Wegmann e da Rheinmetall Landsysteme GmbH. Lo Spiegel ha intercettato un rapporto militare secondo il quale durante un’esercitazione “la prontezza operativa di 18 carri Puma è scesa a zero nel giro di pochi giorni”. Eppure, proprio quei Puma – la Bundeswehr ne ha acquistati 350 al costo unitario di 17 milioni di euro – erano stati dichiarati pronti al combattimento nel 2021 dopo che le esercitazioni del 2020 avevano messo in luce le prime magagne tecniche. I Puma – subito ribattezzati “Pannenpanzer”, i panzer delle panne – avrebbero ruote dentate già usurate e nuovi problemi di elettronica. “Finché il veicolo non si dimostrerà stabile, non ci sarà un secondo ordine: le critiche del Parlamento sono del tutto giustificate”, ha dichiarato Lambrecht a Berlino, dando incarico ai vertici delle Forze armate di aprire una nuova sessione di “colloqui” con gli sviluppatori industriali del Puma. 

 

Una brutta figura anche nei confronti degli alleati atlantici: la Bundeswehr puntava su quei panzer per partecipare alle esercitazioni della Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) della Nato in programma nel 2023 ma farà affidamento una volta ancora sui vecchi Marder, introdotti a partire dal 1971, cioè gli stessi carri che Lambrecht ha portato “in dono” a Bratislava: lo scorso settembre la Slovacchia ha fornito 30 carri di fabbricazione sovietica all’Ucraina e da allora aspetta il rimpiazzo “ad anelli”.

La questione dei Puma ha esposto Lambrecht a un’ondata di critiche dell’opposizione Cdu-Csu che ha protestato contro l’incompetenza della ministra. E’ vero però che l’esponente socialdemocratica ha ereditato una Difesa burocraticamente farraginosa e militarmente arrugginita. Chi è venuto prima di Lambrecht non ha avuto miglior fortuna: non Annegrett Kramp-Karrenbauer, una meteora nel firmamento moderato, non Ursula von der Leyen, famosa solo per aver aperto degli asili nido in caserma, ma che è stata ripagata per aver guidato un ministero poco ambito con la presidenza della Commissione Ue. 

 

La Difesa tedesca resta un dicastero difficile. Dopo 13 anni di ministri (e ministre) Cdu, Scholz, che punta a svecchiarla con investimenti da 100 miliardi di euro, ha rivendicato la poltrona per il suo partito, al quale, forse, non ha reso un buon servizio. Lambrecht poi ci ha anche messo del suo: alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina fu lei a offrire 5.000 elmetti alle forze armate di Kyiv, una proposta che lasciò sbalordito lo staff di Zelensky. A maggio poi fu ancora lei a far salire su un elicottero militare il figlio Alexander durante un trasferimento da Berlino verso una base militare del nord: da qui i due Lambrecht proseguirono in auto verso l’isola di Sylt, il buen retiro dei tedeschi danarosi, dove li aspettava la presidente del Bundestag, Bärbel Bas, anche lei della Spd. Il giovane Lambrecht ha pure diffuso le foto del volo su Instagram in barba ai protocolli di sicurezza della Bundeswehr. Da allora la ministra è sempre in fondo ai sondaggi sull’apprezzamento dei membri del governo. 

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