l'inchiesta

Chi è Eric Léandri, il supereroe europeo della tecnologia finito a spiare per conto terzi

Giulio Silvano

Ha fondato Qwant, l’alternativa “buona” e made in Eu a Google. Poi sono arrivati i guai finanziari e ha lasciato il motore di ricerca sull'orlo della bancarotta per aprire Altrnativ. Secondo un'inchiesta, ora il suo lavoro sarebbe ottenere informazioni private e rivenderle, anche ai regimi africani

Perché l’industria tech dev’essere una prerogativa della California (o dell’Asia o di Israele)? Si chiedeva Eric Léandri quando nel 2011 insieme a Jean-Manuel Rozan e a Patrick Constant, ha fondato Qwant, il motore di ricerca che si proponeva come alternativa a Google. Nessuna profilazione degli utenti e zero bolle di filtraggio nella presentazione dei risultati di ricerca, i due cavalli di battaglia di Léandri e Rozan che hanno sempre combattuto, anche con articoli e presenze televisive, una campagna contro la Silicon Valley e il suo lato oscuro, la vendita dei dati. L’entusiasmo per un’alternativa “buona” made in Eu a trazione francese era altissimo. Il progetto fu co-finanziato dalla Banca europea degli investimenti e ricevette il plauso dell’antitrust, di Emmanuel Macron, quando ancora era consulente del presidente Hollande, e anche del ministro delle finanze Bruno Le Maire, che disse nel 2018: “Qwant è la risposta a tutti gli scettici che pensano che la Francia e l’Europa non possano esser rivali dei giganti americani di internet”. 

   
Le relazioni con l’Eliseo sono sempre state ottime. Tanto che Rozan ha addirittura scritto un libro piuttosto celebrativo su Macron, che ha sempre cercato di investire sull’innovazione. Figlio del fondatore di un hotel di lusso in Guadalupe, Rozan era la parte imprenditoriale del trio, business school in America e decenni di finanza tra Parigi e Wall Street, aveva anche provato a esportare il ristorante parigino La Coupole a New York, chiuso dopo poco più di un anno. Constant, più schivo, portava le sue conoscenze IT sui motori di ricerca. Léandri, invece, era l’esperto di cyber sicurezza, self-made-man ingegnere che aveva iniziato vendendo computer in Corsica. Erano uniti dal desiderio di togliere il dominio a Google, oltre che di difendere la privacy dei cittadini e portare gloria alla Francia. Ancora oggi, lo slogan di Qwant è: ”Il motore di ricerca che non sa niente di te, e questo cambia tutto”. 

  
Qwant ha rischiato di diventare il motore di ricerca ufficiale della pubblica amministrazione francese, poi sono arrivati i guai finanziari oltre le accuse che il contenuto ricercato sul sito proveniva da altri motori, come Bing. Léandri nel 2020 ha lasciato la guida, con Qwant sull’orlo della bancarotta. Quest’anno l’azienda è stata salvata dalla cinese Huaweii. Ma Léandri si è rialzato cavalcando l’onda tech, complici anche i contatti creati tra establishment e corporation negli anni di Qwant, fondando Altrnativ, specializzata nella cybersecurity. L’ex crociato della privacy ha cambiato schieramento.

 

Qualche giorno fa un’inchiesta di Politico ha rivelato che Altrnativ, pagata da alcune grosse aziende francesi, si è occupata di spiare su dipendenti e competitor. Il nuovo lavoro di Léandri sarebbe ottenere informazioni private e rivenderle. Tra i clienti individuati da Politico ci sarebbero il gigante del lusso LVHM, il produttore di olio e maionese Leisure, l’azienda aeronautica Dassault Aviation e il gruppo industriale marittimo Naval Group. Secondo l’inchiesta, Naval Group avrebbe cercato di analizzare il livello di fedeltà dei suoi dipendenti sia in Francia che in Australia dopo che erano trapelate telefonate sensibili su una grossa compravendita. L’azienda avrebbe condiviso con Altrnativ informazioni private di una trentina di dipendenti, oltre che spingere un’investigazione su alcune personalità che potevano avere un ruolo nella vendita di sottomarini nucleari all’Australia, come un senatore e un ceo di una ditta di sistemi di difesa. Alla fine si è rischiato l’incidente diplomatico e gli australiani hanno preferito comprare dagli americani invece che dai francesi. Il lavoro di Léandri per Dassault Aviation sarebbe invece stato quello di controllare il background di un dipendente e di due potenziali dipendenti, tutti e tre francesi di origine nordafricana, usando informazioni private per vedere se avevano qualche legame con servizi segreti stranieri. Ma quello che avrebbe scoperto Politico non si ferma a operazioni di investigazione online, dal tenore paranoico e spesso illegali secondo le direttive nazionali ed europee sulla Francia. Altrnativ avrebbe anche offerto i suoi servizi a diversi governi africani per aiutarli nell’usare al cyber security sul controllo della popolazione. Si parla di Benin, Chad, Camerun, Comore, Gabon e repubblica del Congo. Sono state trovate presentazioni con il logo dell’azienda che offrono pacchetti con hardware e malaware in grado di controllare in remoto i cellulari altrui, di strumenti in grado di monitorare e intercettare telefonate, oltre alla possibilità di monitorare internet su larga scala. Queste presentazioni sarebbero state fatte in collaborazione con un mercante d’armi franco-canadesi originario del Camerun. Ci sarebbero anche presentazioni per i governi del Senegal e della Costa d’Avorio con pacchetti che includono, oltre all’equipaggiamento, dei corsi di addestramento per l’intelligence. 

   
I paesi africani, in gran parte dittature, che erano parte dell’impero francese, si stanno affacciando sul mondo della cyber security, o delle cyber-weapon, nuove armi di controllo, di oppressione o di aggressione. Carrarmati e kalashnikov e droni continuano a esser centrali, come si vede oggi in Ucraina, ma non sono pochi gli analisti che parlano di un futuro di cyber-conflitti.

  
Parlando dell’Africa Léandri aveva detto l’anno scorso: “Le tecnologie che oggi abbiamo in Europa avranno un vero impatto che potrebbero cambiare il nostro modo di partecipare alla crescita di un continente che, va ricordato, non era connesso a niente e che adesso è iperconnesso”. Léandri avrebbe usato le sue vecchie conoscenze per mettersi in contatto con ex diplomatici stanziati in Africa, assumendoli dentro Altrnativ, come Gérard Errera, ex ambasciatore della Nato ora Blackstone Group, o François-Xavier Hauet, già vicedirettore dei sistemi di informazione dell’Eliseo. Léandri non nega il suo lavoro nel continente, ma ha detto che la sua consulenza è solo parte di pacchetti più ampi non gestiti da lui. Continua a dire che la sua battaglia è quella del sovranismo tecnologico. Dice che “l’unico modo per proteggere gli europei è usare strumenti sviluppati dagli europei”.