Strasburgo scandalosa

Sul Qatar gate “Non ci sarà impunità”, dice Metsola. Il confine tra crimine e lobby

Non è un crimine se si accettano contratti invece di contanti

David Carretta

Nuove perquisizioni nell'ambito del più grave scandalo mai avuto al Parlamento europeo. Le istituzioni dell’Ue chiedono punizioni e nuove norme etiche. Nella foga la risposta più semplice è dare un’ulteriore stretta alle regole sulle lobby. Ma l’Ue ha già una delle legislazioni più avanzate in materia, sicuramente più dura di molti suoi stati membri

Bruxelles. Da quando è scoppiato il Qatar gate l’Unione europea sta vivendo i suoi “giorni più lunghi”, come ha detto ieri Roberta Metsola, esprimendo “furia, rabbia e tristezza” per il più grave scandalo mai avuto al Parlamento europeo che non si concluderà con l’incriminazione per corruzione, associazione a delinquere e riciclaggio della vicepresidente del Pe, la socialista greca Eva Kaili, dell’ex deputato italiano di Articolo 1, Antonio Panzeri, del suo ex assistente, Francesco Giorgi, e del segretario generale di No Peace Without Justice, Niccolò Figà Talamanca. Lunedì 12 dicembre ci sono state nuove perquisizioni a Bruxelles, mentre a Strasburgo alcuni eurodeputati socialisti si sono autosospesi. Tutti invocano nuove regole etiche più rigide. La grande vittima potrebbe diventare l’attività legale di lobby.

   

La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha attribuito la responsabilità del Qatar gate ad “attori maligni legati a paesi autocratici, che hanno usato come arma le ong, i sindacati, gli individui, gli assistenti e i membri del Parlamento europeo”. Kaili, a cui sono state ritirate le deleghe, dovrebbe essere destituita da vicepresidente. L’eurodeputata belga, Maria Arena, si è autosospesa da presidente della sottocommissione Diritti umani. Il suo collega, Marc Tarabella, si è autosospeso dal gruppo dei Socialisti & Democratici. Gli italiani Andrea Cozzolino e Pietro Bartolo si sono dimessi dai loro ruoli nelle commissioni parlamentari. Metsola ha promesso che “non ci sarà impunità” e di lanciare “un processo di riforma per vedere chi ha accesso alle nostre sedi, come queste organizzazioni, ong e persone sono finanziate, quali legami con paesi terzi hanno. Chiederemo più trasparenza sugli incontri con gli attori stranieri e chi è legato a loro”, ha spiegato Metsola. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto che le accuse contro Kaili “sono estremamente preoccupanti, molto gravi. E’ una questione di fiducia delle persone nelle nostre istituzioni e questa fiducia richiede i più alti standard di indipendenza e integrità”. Von der Leyen ha ricordato di aver proposto la creazione di un “organismo etico indipendente” per tutte le istituzioni dell’Ue, ma i negoziati con le altre istituzioni sono andati a rilento. Nella foga del Qatar gate la risposta più semplice per Commissione e Pe è dare un’ulteriore stretta alle regole sulle lobby.

   

Nell’Ue e in gran parte delle democrazie la lobby non è un crimine, almeno fino a quando non si accettano contanti invece che contratti come sembra essere accaduto con il Qatar gate. La lobby non solo è legittima, ma fa parte dei processi istituzionali dell’Ue per adottare direttive e regolamenti che siano nell’interesse comune. Prima di fare le sue proposte, la Commissione avvia una consultazione pubblica (più o meno allargata, a seconda del tema) a cui rispondono i portatori di interessi. Quando una proposta passa al Parlamento europeo e al Consiglio, i lobbisti spostano la loro pressione su deputati e governi nazionali. Per molti aspetti, la lobby nell’Ue è democratica: se le grandi imprese nazionali possono alzare il telefono e chiamare il loro primo ministro per condizionare un regolamento europeo, le piccole ong hanno più probabilità di essere ascoltate a Bruxelles. 

  

L’Ue ha una delle legislazioni più avanzate sulle lobby, sicuramente più dura di molti suoi stati membri. Le organizzazioni che rappresentano categorie e interessi devono iscriversi a un Registro della trasparenza, dichiarare chi sono i committenti e rispettare un codice di condotta. Al 31 dicembre 2021 c’erano 13.366 persone o entità registrate: 580 società di consulenza, 230 lobbisti indipendenti, 6.952 imprese o associazioni industriali e sindacali, 3.518 ong, 967 think tank, 55 organizzazioni religiose, 573 rappresentanze di autorità locali. Ogni istituzione, poi, ha le sue proprie regole. Dentro la Commissione i commissari e i membri dei loro gabinetti devono dichiarare i loro incontri con i lobbisti. Al Parlamento europeo, così come nelle rappresentanze degli stati membri, la dichiarazione è volontaria. Se la trasparenza è migliorabile, il rischio di reprimere la lobby legale è di spingerla verso la clandestinità alimentando la corruzione.

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