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presidenziali usa 2024

Così i repubblicani costruiscono un argine attorno a Trump

Giulio Silvano

I conservatori, che dal 2016 fanno conti spesso sbagliati su The Donald rimanendone così ostaggi, temono che prendendo le distanze dal loro ex presidente, e quindi dal suo zoccolo duro di sotentitori, questi continui sulla sua strada, separandosi dal partito e portando via milioni di voti. Ma c'è una novità: l'antisemitismo

L’establishment del Partito repubblicano americano si chiede quanto sia vantaggioso puntare di nuovo su Donald Trump per le presidenziali del 2024, dopo che l’ex presidente ha fatto la sua moscia ridiscesa in campo. I conservatori, che dal 2016 fanno conti spesso sbagliati su Trump rimanendone così ostaggi, temono che prendendo le distanze dal loro ex presidente, e quindi dal suo zoccolo duro di sotentitori, questi continui sulla sua strada, separandosi dal partito e portando via milioni di voti – la frammentazione gioverebbe ai democratici. Per di più in passato i repubblicani che si sono schierati contro Trump sono stati visti e trattati come traditori e hanno spesso perso il lavoro, un rischio che molti non vogliono correre. C’è quindi cautela da parte dell’establishment repubblicano a considerare già avvenuta la morte politica di Trump, ma un nuovo elemento, nemmeno così inaspettato considerando la storia politica dell’ex presidente, è entrato nell’equazione, e potrebbe aver degli effetti definitivi nella costruzione di questo cordone di sicurezza attorno a Trump: l’antisemitismo.

  
Il 22 novembre, il rapper Kanye West, che ora si fa chiamare Ye, è andato in visita a Mar-a-Lago, nella villa-club di Trump, e si è portato Nick Fuentes. West, di recente, ha perso importanti contratti di collaborazione, come quello con Adidas, proprio per alcune confuse teorie cospirazioniste di stampo antisemita. Il rapper, a cui i giudici hanno appena ordinato di pagare un assegno mensile di mantenimento di 200 mila dollari all’ex moglie Kim Kardashian, ha già più volte annunciato fallimentari candidature alla presidenza e questo incontro, si dice, era per parlare con Trump delle elezioni del 2024. Ma se l’arrogante ricerca di attenzione del rapper può diventare comica, è difficile scherzare sulle posizioni del suo amico Fuentes. Nato nel 1988, youtuber cristiano di estrema destra, Nick Fuentes ha più volte negato l’olocausto, e poi si è giustificato dicendo che “era una battuta”. Nel suo discorso di quest’anno all’America First Political Action Conference, il suo raduno annuale per l’estrema destra americana, ha esaltato la Russia, e ha detto: i giornalisti “continuano a paragonare Vladimir Putin ad Adolf Hitler, come se fosse una cosa negativa”. Fuentes è stato un trumpiano di ferro, ed era lì, a Washington, il giorno dell’attacco al Campidoglio. Ha sempre difeso Trump, vedendolo come un vessillo dell’autoritarismo in cui tanto crede, una testa d’ariete per distruggere l’attuale Partito repubblicano. Secondo le ricostruzioni, durante la cena in Florida Fuentes ha detto che Trump riuscirà a vincere, ma qualche giorno dopo ha seguito quella che sembra sempre di più una fuga generale dal trumpismo, dicendo che bisogna guardare ancora più a destra. E così è diventato consigliere per la campagna presidenziale di Kanye West, insieme al controverso Milo Yannoupolos, altro volto gen Y dell’alt right, condannato per aver difeso la pedofilia.

   
Anche se Trump si è sempre definito il più grande supporter di Israele – un mese fa ha detto che lì potrebbe benissimo diventare subito primo ministro – i repubblicani hanno iniziato a distanziarsi dopo la cena con West e Fuentes. “Non c’è spazio nel Partito repubblicano per l’antisemitismo o il suprematismo bianco”, ha detto Mitch McConnell, a lungo leader dei repubblicani al Senato, uno degli uomini più potenti a Washington, che ha aggiunto: “Così non si vincono le elezioni”. “Senza il mio appoggio non saresti stato rieletto”, gli ha risposto Trump. McConnell, a Capitol Hill da molti decenni, come molti altri è stato vicino a Trump per convenienza, ma anche lui inizia a sentire il vento che cambia. La linea sembra questa: abbandonare una nave che sta perdendo acqua, dove l’antisemitismo viene usato come limite da non oltrepassare. Anche Mike Pence, ex vice-presidente che alcuni vedono come possibile candidato nel 2024, ha denunciato “la mancanza di giudizio” della cena con Fuentes. Il presidente Joe Biden ha detto: non fatemi dire quello che penso. 

  
Le mura del trumpismo continuano a sgretolarsi, e non solo per l’odio antiebraico. Due giorni fa è stato condannato per cospirazione sediziosa Stewart Rhodes, fondatore della milizia degli Oath Keepers, che partecipò all’attacco del 6 gennaio per ribaltare il risultato elettorale con la forza  – forza che Trump non ha mai condannato. Le elezioni di novembre hanno mostrato che l’estremismo non fa vincere le elezioni, e quindi sta iniziando un distanziamento, ancora cauto, per allontanarsi da Mar-a-Lago. Ma la paura di un effetto sorpresa, di un Trump che in qualche modo riesca a riemergere, che riesca a sfuggire alle varie inchieste, sta per ora facendo ancora un po’ da freno alla costruzione di una piattaforma più seria su cui giocarsi le future elezioni.

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