Il voto di metà mandato

Cosa ci dice la vittoria di Fetterman in Pennsylvania sul futuro dei democratici

Giulio Silvano

La vittoria “umana” del candidato senatore in diretta con i giovani della George Washington University, la generazione Z dem: il trumpismo può essere contenuto

Washington. Notte elettorale. Magliette delle vecchie campagne di Bernie Sanders, di Joe Biden e di Alexandria Ocasio-Cortez. Adesivi ironici sui Mac, cartoni di pizza, bottiglie di Sprite da un gallone e confezioni formato famiglia di Oreo alla menta. Attenzione costante sui tre schermi – computer, cellulare e megaschermo – e conoscenza enciclopedica della biografia di ogni candidato. “Quella viene dalla Cia, quello è un antisemita, quello l’ultima volta ha vinto per 2,5 punti percentuali”. Poche premonizioni, molta cautela per evitare delusioni. I giovani democratici della George Washington University (Gwu), il gruppo di college liberal più grande e attivo del paese, hanno organizzato un watch party elettorale che è andato avanti fino a notte fonda. Fino a pochi giorni fa, non essendoci corse nazionali nel District of Columbia, sono andati in giro per la Pennsylvania. 

 

Hanno fatto campagna per il partito, bussando alle porte per invitare la gente a votare.  La Gwu è nel cuore geografico della politica globale e americana, a due passi della Casa Bianca e dal dipartimento di stato: il Fondo monetario e la Banca mondiale sono nel perimetro del campus, da qui sono uscite decine di senatori e membri di gabinetti presidenziali. Ogni volta che la giornalista liberal Rachel Maddow annunciava sulla maratona di Msnbc una nuova vittoria repubblicana, la stanza piena di studenti della generazione Z si zittiva e quando vinceva un democratico partivano grida di gioia. Il boato più entusiasta si è sentito quando John Fetterman, candidato senatore dello stato della Pennsylvania, è stato dato come probabile vincitore contro il dottore televisivo repubblicano Mehmet Oz. Questo seggio è stato il più combattuto, qui ci sono stati i big di entrambe le parti, qui poteva concretizzarsi l’occasione per il Partito repubblicano per prendere il controllo del Senato e bloccare tutte le nomine di Biden per i prossimi due anni, compresi i giudici della Corte suprema. 

 

Secondo i calcoli, a riuscire a far eleggere il gigante Fetterman sono stati sia i moderati sia i giovani. I moderati lo avrebbero scelto perché è stato percepito come più autentico. Per indecisi e moderati la scelta è stata sulla persona, più che sul programma. In un momento in cui tutti si lamentano dell’aumento dei prezzi, soprattutto della benzina, Fetterman non aveva grandi piani pratici per combattere la crisi economica, solo valori molto alti di redistribuzione socialdemocratica. Il megamilionario Oz, che ha vissuto in New Jersey fino al 2020, è stato percepito come distante dai problemi comuni, freddo. Molti hanno quindi scelto di votare “uno come me”. Una scelta “umana” ha salvato i democratici in Pennsylvania e un po’ anche a Washington. 

 

I giovani, soprattutto donne e persone con un’istruzione universitaria, hanno votato Fetterman perché condividono i suoi valori programmatici – e detestano più di tutti il trumpismo. In passato il futuro senatore ha avuto posizioni più a sinistra dell’attuale governo, come sull’immigrazione, distanziandosi da Joe Biden sulla sua gestione del confine col Messico. Fetterman ha in programma di rendere più semplice il percorso burocratico per gli immigrati e per far ottenere la cittadinanza ai richiedenti asilo. Energia pulita, controllo delle armi, libertà di scelta sull’aborto – tutti temi molto cari agli under 40 – vanno di pari passo con una forma di protezionismo: produrre di più in Pennsylvania e importare di meno. Seguendo la wave di Bernie Sanders, molti dei discorsi economici del vicegovernatore Fetterman si basano sul presupposto che la colpa della povertà vada ricercata nell’avidità di miliardari e corporation e dei politici comprati da queste corporation. 

 

Sempre in felpa nera e pantaloni corti, Fetterman, alto due metri e tre, coperto di tatuaggi, ha vinto nelle città: Pittsburgh, Harrisburg, Scranton, Philadelphia (oltre l’80 per cento) e dintorni. Ma è riuscito anche, inaspettatamente, a guadagnare qualche contea rurale. “Andare lì a parlare alla gente è servito”, ha detto ieri mattina. Oz, che ha attaccato a lungo Fetterman sulla sua gestione del crimine e sulla sua incapacità di governare per via dell’ictus che lo aveva colpito a maggio lasciando segni evidenti, è andato forte nelle campagne. Qui, tra i cimiteri di auto abbandonate e i campi coltivati dagli amish, continuano a esserci persone convinte che Trump abbia vinto le elezioni del 2020 e che Biden sia un burattino di qualche potere occulto. Ma questo scontro dal risultato importante, che mostra due Americhe divise e lontanissime con questa costante separazione campagna-città, ci ha mostrato che il trumpismo può essere contenuto.