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la crisi energetica

La Germania fa retrofront sul nucleare

Giovanni Boggero

È pronto il progetto di legge che consente ai tre reattori nucleari di posticipare lo spegnimento e rimanere collegati alla rete. Ora è il Parlamento a doverlo approvare. Anche gli ecologisti Habeck e Lemke alla fine hanno dovuto gettare la spugna 

Il governo tedesco ha ufficialmente deciso di invertire la rotta. Il ritorno provvisorio all’atomo – che pochi mesi fa sembrava ancora un tabù – è oggi realtà. Il gabinetto federale ha deliberato il progetto di legge che, una volta approvato dai due rami del Parlamento, consentirà di mantenere collegati alla rete tre reattori nucleari originariamente destinati allo spegnimento definitivo il 31 dicembre prossimo. La decisione rappresenta un significativo successo politico per la componente liberale della compagine di governo che, con capofila il ministro delle Finanze, Christian Lindner, aveva più volte chiesto di garantire il massimo livello di capacità di produzione energetica per un inverno che si annuncia molto delicato per il sistema economico tedesco. Alla fine, dopo aver a lungo nicchiato, anche gli ecologisti, che con Robert Habeck e Steffi Lemke esprimono i dicasteri di Economia e Ambiente, hanno dovuto gettare la spugna.

A differenza di quanto promesso soltanto lo scorso settembre, il ricorso al nucleare non sarà meramente eventuale, bensì certo, durerà fino al 15 aprile 2023 e interesserà non soltanto le centrali di Isar II in Baviera e Neckarwestheim II in Baden-Württemberg, ma anche quella di Emsland in Bassa Sassonia, cui, sulle prime, Habeck e Lemke avevano immaginato di poter rinunciare. L’approccio realista di Lindner aveva mandato in fibrillazione la maggioranza, nata nel 2021 da una coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali, tanto che, dopo il disastroso risultato elettorale di questi ultimi proprio in Bassa Sassonia la scorsa settimana, alcuni osservatori immaginavano che il ministro delle Finanze sarebbe stato messo a tacere. Così non è stato, anche se le proposte di Lindner non sono state interamente recepite. Lindner aveva anzitempo alzato la posta chiedendo un ripristino dell’attività di almeno altri due reattori e un loro impiego fino al 2024. Tutto lascia pensare che il compromesso raggiunto non sia però definitivo e che queste proposte torneranno presto sul tavolo dell’esecutivo.

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