Le accuse di razzismo a Kevin De León, che si trincera nel suo posto da consigliere municipale di Los Angeles

Matteo Muzio

Frasi come "scimmietta", "si fotta quel tizio, sta con i neri”, e "sono molto brutti": ricordano le esternazioni di Donald Trump a proposito dei migranti irregolari. La presidente dell'assemblea cittadina si dimette ma il politico si limita a "scusarsi" per le offese

Nel 2018, in piena presidenza Trump, l’anziana senatrice della California Dianne Feinstein si trovò a sfidare il poco più che cinquantenne presidente del Senato statale Kevin De León. Feinstein, ex sindaco di San Francisco, era considerata da sempre una colonna del progressismo californiano, eletta la prima volta nel 1992 al Senato nel cosiddetto “anno della donna”, quando entrarono a Capitol Hill oltre a lei anche Barbara Boxer, sempre della California, Patty Murray dello stato di Washington e Carol Moseley Braun dell’Illinois. Con il tempo però quella che agli occhi dei repubblicani sembrava una “femminista radicale” è sempre più diventata agli occhi dei suoi elettori una centrista, aperta al compromesso con gli odiati repubblicani e non abbastanza dura nelle audizioni della commissione giudiziaria nei confronti dei candidati scelti da Donald Trump. De León invece era un dem di nuovo tipo: radicale, socialista, vicino alle idee di Bernie Sanders. Lui, diceva ai comizi, il Senato “lo avrebbe chiuso” anziché dare udienza a un “reazionario” come Kavanaugh. Criticò anche la senatrice Feinstein per la sua posizione pragmatica sul limitare l’immigrazione clandestina, dicendo che la posizione della senatrice era “razzista”. E proprio il razzismo è arrivato a inizio ottobre come un macigno sulla carriera di De León, oggi consigliere municipale a Los Angeles.

 

In una conversazione dello scorso anno, registrata di nascosto e postata in modo anonimo sul social Reddit, De León parla con la presidente dell’assemblea cittadina Nury Martinez e il collega Gil Cedillo, si parla di come ridisegnare a vantaggio degli ispanici i prossimi consigli. Fin qui tutto ok, semplice lobbying a favore delle comunità rappresentate. A un certo punto la presidente Martinez afferma: “si fotta quel tizio, sta con i neri”, riferendosi al procuratore distrettuale George Gascon, di origini cubane. Non solo, Martinez parla anche del figlio adottato del consigliere Mike Bonin, chiamandolo “scimmietta”. Nessuno dice nulla, meno che mai l’antirazzista De León. Nemmeno quando, parlando dei messicani che vivono nell’ex Koreatown losangelina, aggiunge “non sono piccoli come Kevin, ma sono molto brutti”. La ragione è che molti di essi hanno radici tra le comunità native dello stato messicano di Oaxaca. Anche qui, De Leon non ha nulla da ridire. Anche se lo scorso anno, l’11 ottobre 2021, era in prima fila insieme al sindaco Eric Garcetti durante la rimozione della statua di Padre Junipero Serra, il religioso che nel Settecento attraverso le missioni aveva convertito numerosi nativi nella California spagnola, anche attraverso l’uso delle punizioni corporali. Non proprio coerente con la terminologia adottata in quella conversazione, che ricorda le esternazioni di Donald Trump a proposito dei migranti irregolari. A coronare il tutto, ci sono anche riferimenti spregiativi alla comunità ebraica e agli armeni. La presidente Martinez si è dimessa dopo un giorno, spinta anche dall’intervento del presidente Joe Biden che ha caldeggiato il gesto.

 

De León, invece, si trincera nel suo posto da consigliere, definendo quelle parole come “inappropriate” e “scusandosi” per le offese. Eppure, anche il suo background racconta di una persona molto simile a quelle insultate: figlio di una madre single arrivata dal Guatemala e attivista per i diritti dei migranti, da senatore statale nel 2017 contribuisce a rendere la California uno stato “santuario” per i migranti irregolari, schermandoli di fatto dalla possibile deportazione nei paesi di origine. Quanto però questi ultimi atti erano dettati da sue sincere convinzioni e quanto dalla mera convenienza. Secondo Pete White, attivista e direttore del centro per i diritti Los Angeles Community Network, “De León parla come un radicale ma agisce da centrista”. A inizio anno, ad esempio, si era mosso attivamente per effettuare uno sgombero in un accampamento di homeless. Gli alleati di De León dicono che dopotutto non ha detto nulla di paragonabile rispetto a Martinez. Vero, però questa indulgenza sarebbe stata garantita qualora questa conversazione fosse avvenuta tra un gruppo di repubblicani? La risposta è ovviamente no. Sullo sfondo rimane la carriera di un politico di professione, agli inizi paladino degli ultimi e poi sempre più un gestore del potere come tutti gli altri. Come quella senatrice Feinstein che nel 2018 aveva così pesantemente criticato.