LO SBARCO FALLITO ALLA BAIA DEI PORCI. PUBLIFOTO / OLYCOM  

La minaccia russa di una Armageddon nucleare non è come a Cuba

Maurizio Stefanini

La crisi dei missili cubani nel 1962 aveva parti e condizioni diverse da quelle che ci sono oggi in Ucraina. La tesi di Michael Dobbs sul New York Times

“Per la prima volta dai tempi della crisi dei missili a Cuba c’è la minaccia di una Armageddon nucleare”, ha detto il presidente americano Joe Biden. “Putin non scherza quando parla del possibile uso di armi nucleari, chimiche o biologiche, perché il suo esercito è in difficoltà”. Siamo quasi al sessantesimo anniversario della crisi a Cuba: tra il 16 e il 28 ottobre 1962, un blocco navale attorno a Cuba obbliga l’Urss a togliere i missili balistici che ha piazzato proprio di fronte all’isola. Nella memoria collettiva l’evento tende a fondersi con quell’altro del 17-19 aprile 1961:  il tentativo di invasione di Cuba a Bahía de los Cochinos, la Baia dei Porci, da parte di esuli anticastristi organizzati dalla Cia, poi ributtati in mare. Sono due eventi distinti ma collegati: Castro si offrì di ospitare i missili sovietici sia come rappresaglia sia come misura difensiva. 

Mercoledì sul New York Times, Michael Dobbs, famoso inviato e autore del libro “Un minuto a mezzanotte: Kennedy, Kruscev e Castro sull’orlo della guerra nucleare”, scrive: “Due stati dotati di armi nucleari in rotta di collisione senza un percorso di uscita evidente. Un leader russo irregolare che usa un linguaggio apocalittico: ‘Se vuoi che ci incontriamo tutti all’inferno, dipende da te’. Resa dei conti alle Nazioni Unite, con ciascuna parte che accusa l’altra di aver essenzialmente giocato d’azzardo con l’Armageddon”. Anche secondo Dobbs, “per sei decenni, la crisi dei missili cubani è stata vista come il confronto decisivo dell’età moderna, il punto più vicino all’annientamento nucleare”. Ma “la guerra in Ucraina presenta pericoli almeno di uguale entità, in particolare ora che Vladimir Putin si è messo all’angolo dichiarando grandi porzioni della vicina Ucraina come appartenenti alla Russia ‘per sempre’”. Dobbs, però, spiega che la guerra in Ucraina è diversa dalla crisi dei missili cubani, pur se è simile il rischio che gli sviluppi sul campo scappino di mano.

In particolare, rileva che “i ruoli sono invertiti”, nel senso che stavolta è la Russia a dichiarare di non poter accettare quella sfida nel suo cortile di casa, minacciando un paese vicino che è invece appoggiato dagli Stati Uniti. In realtà c’è di più: l’attacco di Putin all’Ucraina è molto più pesante di quello di Kennedy a Cuba. Sarebbe come se Kennedy assieme agli anticastristi avesse fatto sbarcare a Cuba ingenti forze americane, che dopo una importante avanzata avesse però iniziato a essere respinta dall’esercito cubano grazie ai forti aiuti del blocco comunista, e avesse allora risposto dichiarando l’annessione dei territori ancora sotto suo controllo, e minacciando di buttare bombe atomiche in caso di attacco a quello che ormai era stato dichiarato territorio americano. 

Lo stesso Putin ha di recente ha ricordato l’unica volta che le atomiche furono usate, nel 1945, “dimenticando” che l’Urss diede il colpo di grazia al moribondo Giappone dichiarandogli guerra proprio tra la bomba su Hiroshima e quella su Nagasaki. Così  quasi senza resistenza si prese Sakhalin e le Curili, impose un regime comunista in Corea del nord e consegnò la Manciuria a Mao, ponendo le basi per la sua vittoria nella guerra civile. Si può discutere se buttare le due atomiche sia stato opportuno, ma il rischio di guerra nucleare non c’era, perché la bomba atomica la avevano soltanto gli Stati Uniti. Lo scenario più simile è semmai quando in Corea intervennero i cinesi, e MacArthur disse di usare la bomba atomica contro di loro per fermarli. Non fu però un capo di stato, ma un comandante sul campo. Che il presidente Truman a quel punto rimosse subito, l’11 aprile 1951.
 

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