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Un Foglio internazionale

A Kyiv la guerra e l'avvicinamento all'Ue rafforzano lo slancio democratico

Lotta alla corruzione, riforma della giustizia, stato di diritto: c’è chi tenta di anticipare la fine del conflitto e la ricostruzione del paese, scrive il Monde

Al Teatro dell’Opera di Kyiv va in scena il ‘Rigoletto’ di Verdi”, scrive Sylvie Kauffmann. “La vita ha ripreso il suo corso nella capitale ucraina, e se non fosse per il numero inabituale di pedoni in abiti militari, i blocchi di cemento e i cavalli di Frisia posizionati in alcune zone strategiche, si potrebbe quasi dimenticare che la guerra, brutale e funesta, continua a infuriare sui fronti est e sud, ad alcune centinaia di chilometri. Eppure, a Kyiv, è in corso un’altra offensiva, ancor meno visibile. Si dispiega su un territorio familiare agli eredi dello spazio post sovietico: quello dello stato di diritto e della lotta contro la corruzione. Lo choc dell’aggressione russa del 24 febbraio, e in seguito la dinamica positiva della possibile adesione dell’Ucraina all’Unione europea, aperta in giugno, hanno dato un nuovo slancio ai militanti della democrazia. Sotto questo doppio effetto catalizzatore, questi militanti moltiplicano gli sforzi per tentare di recuperare il tempo perso in questi tre decenni disordinati di indipendenza dell’Ucraina. La democrazia può fare passi in avanti in tempo di guerra? Di primo acchito, è controintuitivo, ma l’Ucraina potrebbe sorprendere anche in questo campo”. Kauffmann riporta poi la voce di Sergiy Solodkyy, del think tank locale New Europe Center, che riassume così le tre ondate di speranza perdute: “Dopo il crollo dell’Unione sovietica nel 1991, la trasformazione democratica è stata sequestrata dalla nomenklatura e dalla mafia post sovietica. Nel 2004, la ‘rivoluzione arancione’ non è riuscita a far cadere il potere degli oligarchi e il presidente Viktor Yushchenko è stato incorporato nel sistema”. Nel 2014, con la rivoluzione di Maidan, Sergiy Solodkyy era veramente convinto che, quella volta, sarebbe cambiato tutto, “ma anche Vladimir Putin lo ha capito”. Oggi, dice, “il 24 febbraio ha aperto una quarta ondata di speranza – forse l’ultima”. Perché ora, si sente dire spesso a Kiyv, “non abbiamo più il diritto di sbagliare”. Il tributo già versato in termini di vite umane è già troppo pesante. 
“Le persone che si battono al fronte ci chiedono: state avanzando? Perché noi, quando torneremo, vogliamo vedere i risultati”, riporta Roman Maselko, giurista molto impegnato nella lotta contro la corruzione che è appena stato nominato dal Parlamento ucraino membro del Consiglio superiore della giustizia, equivalente ucraino del Consiglio superiore della magistratura in Francia. “Questo organo è cruciale per la riforma del sistema giudiziario – continua Kauffmann – perché nomina i giudici, punto essenziale,  e fino a questo momento debole, per poter cancellare la corruzione. ‘Noi ci battiamo per recuperare il nostro territorio, ma anche per cambiare il sistema’, dice  Maselko. ‘Non vogliamo essere come la Russia, vogliamo essere l’Europa’. La guerra, assicura, ha accelerato questo slancio: ‘Un anno fa, non avrei mai potuto sperare di essere nominato a questo posto’. Negli ultimi tempi, sono stati fatti altri passi insperati. La nomina del procuratore speciale contro la corruzione era bloccata da due anni, perché il candidato selezionato non era il favorito della presidenza. Ma quando questo punto è stato incluso dalla Commissione europea tra le condizioni sotto esame per la candidatura dell’Ucraina all’entrata nell’Ue, la situazione si è improvvisamente sbloccata e il Parlamento ha confermato il procuratore selezionato. Un nuovo metodo si sta facendo largo: la vigilanza rafforzata delle associazioni nate dalla società civile, secondo cui la guerra impone loro questo dovere e che si attivano presso gli organi del governo, coniugata alla pressione dei paesi occidentali. L’account Twitter dei rappresentanti dei paesi del G7 (@G7AmbReformUA), che fornisce un’assistenza finanziaria considerevole all’Ucraina, serve loro da canale di avvertimento. 

 

Il 5 settembre, quando sono venuti a sapere che erano in corso manovre poco chiare al Parlamento per modificare la procedura di selezione dei dirigenti di istituzioni anti corruzione, hanno twittato la loro ‘preoccupazione’. Efficace: il progetto di legge è stato modificato (…). Tutti sono consapevoli della sfida che attende i responsabili ucraini quando verrà il momento della ricostruzione. L’enorme quantità di denaro che dovrà essere stanziato, in particolare dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, non potrà convivere con la leggendaria corruzione del paese. Il sistema deve essere riformato prima. ‘Bisogna utilizzare l’adesione all’Unione europea non come un mezzo di ricostruzione, ma come un veicolo di trasformazione’, sostiene Pavlo Klimkin, ministro degli Esteri durante la presidenza di Petro Poroshenko (…). Il paesaggio politico ucraino dovrebbe ad ogni modo essere protagonista di un profondo rinnovamento, qualitativo e generazionale. La guerra fa emergere nuovi volti”.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)
 

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