Yair Lapid (LaPresse)

editoriali

Due popoli in due stati. Lapid rilancia l'idea all'Onu

Parole significative, ma vanno calibrate nel contesto dei delicati equilibri di politica interna di tel Aviv e della crisi che attraversa il suo interlocutore palestinese, Abu Mazen. Gli ostacoli sono tanti, dentro e fuori Israele

Per la prima volta dal 2017 un premier israeliano torna a sostenere pubblicamente la soluzione dei due stati. Lo ha fatto ieri Yair Lapid rivolgendosi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Un accordo con i palestinesi sulla base di una soluzione a due stati per due popoli è la cosa giusta per la sicurezza di Israele e per i suoi figli”, ha detto. L’ultimo a proporre un accordo con i palestinesi fu l’insospettabile Benjamin Netanyahu, che dal 2009 – anche lui con un annuncio durante l’Assemblea generale dell’Onu – sostenne questa soluzione più volte, fino a quando la presidenza americana di Donald Trump non lo indusse a tenere la faccenda fuori dagli affari correnti.

 

Oggi alla Casa Bianca c’è Joe Biden, che sostiene l’idea dei due popoli in due stati. Le parole di Lapid sono significative, ma vanno calibrate nel contesto dei delicati equilibri di politica interna in Israele e della crisi che attraversa il suo interlocutore palestinese, Abu Mazen. Sul primo fronte, l’opposizione alla soluzione dei due stati è molto ampia e coinvolge persino gli arabi israeliani, che non si fidano e denunciano l’ipocrisia del governo, disponibile a trattare quando si rivolge alle platee internazionali ma “trincerato a favore dell’occupazione” in patria, come ha detto Aida Touma-Sliman dell’alleanza dei partiti arabi israeliani.

 

Per il Likud, il partito di Netanyahu, Lapid vuole “cedere la patria ai nemici”. Il premier israeliano conosce perfettamente quanto è ampia l’opposizione interna a una soluzione a due stati e anche per questo, finora, non ha programmato un incontro con Abu Mazen, né si è a conoscenza di vertici nell’immediato futuro.

 

Venerdì, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà il presidente dell’Autorità nazionale palestinese a prendere la parola. Assediato dalle frange più estreme dei movimenti islamisti, non ci si aspetta un tono conciliante nei confronti di Israele e anzi potrebbe chiedere per la Palestina lo status di stato membro dell’Onu. Ma pare che Biden stia cercando di dissuadere Abu Mazen dall’essere eccessivamente duro.
 

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