editoriali
Le sanzioni contro Putin sono qui per restare, dice von der Leyen. Ne servono altre
Non è il momento dell’appeasement. La presidente della Commissione ha fatto bene a smentire la narrazione alimentata dal Cremlino sulle sanzioni più dannose per l’Ue che per la Russia
"Le sanzioni sono qui per restare. Questo è il momento della determinazione, non dell’appeasement”, ha detto ieri Ursula von der Leyen, spiegando che le sanzioni imposte a Vladimir Putin per la guerra in Ucraina stanno annichilendo l’economia russa e compromettendo il suo sforzo militare. “In Russia il settore finanziario è allo stremo” e “quasi mille società internazionali hanno lasciato il paese”, ha detto la presidente della Commissione nel suo discorso sullo Stato dell’Unione: “L’esercito russo sta recuperando microchip da lavastoviglie e frigoriferi per riparare le apparecchiature militari, perché ha esaurito i semiconduttori. L’industria russa è alla deriva”. Von der Leyen ha ricordato che “è stato il Cremlino a mettere l’economia russa sulla via della rovina. E’ il prezzo da pagare per la scia di morte e distruzione lasciata da Putin”.
La presidente della Commissione ha fatto bene a smentire la narrazione alimentata dal Cremlino sulle sanzioni più dannose per l’Ue che per la Russia. Senza nascondere le difficoltà di un inverno a rischio penuria di gas ed elettricità, von der Leyen si è detta convinta che “l’Europa avrà la meglio e Putin perderà”. Questa guerra non è solo contro l’Ucraina. “E’ una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro”, ha detto von der Leyen. Ma, nel momento in cui l’Ue si sta concentrando sulle misure per attenuare l’impatto dei prezzi dell’energia sulle sue opinioni pubbliche, non deve perdere di vista la necessità di far vincere la guerra all’Ucraina il più rapidamente possibile. L’avanzata ucraina e il ritiro russo dall’oblast di Kharkiv deve spingere l’Ue a fare di più. Quel che è mancato nel discorso di von der Leyen è l’annuncio di nuove sanzioni contro la Russia e di altre forniture di armi a Kyiv. Se questo non è il momento dell’appeasement, alle parole devono seguire i fatti.
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