Josep Borrell, Alto rappresentante dell'UE per gli esteri (Ansa)  

Oltre gli annunci

L'Ue va a caccia (in ritardo) del whatever it takes sull'energia

David Carretta

La Germania rimanda la chiusura di due dei tre reattori nucleari ancora attivi. Ora i governi europei sono irritati dalla lentezza di von der Leyen. Ecco i dettagli dell’ambizioso documento ceco sulla crisi energetica

Dov’è la Commissione? Di fronte alla crisi energetica, gli stati membri dell’Unione europea sono sempre più impazienti e alcuni irritati dalla prudenza di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione la scorsa settimana ha annunciato un meccanismo per intervenire sul mercato dell’elettricità e ha detto di essere favorevole a un tetto al prezzo del gas importato dalla Russia. Ma per molti non è sufficiente. In vista del Consiglio straordinario dell’Energia di venerdì, la presidenza ceca dell’Ue ha inviato alle capitali un documento che va ben oltre le misure di von der Leyen. Con cittadini in difficoltà e imprese sull’orlo dell’asfissia per le bollette stratosferiche, i governi dell’Ue sono alla ricerca di un “whatever it takes” sull’energia. 

 

E’ stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a dare voce pubblicamente allo scontento verso von der Leyen. Dallo scorso anno i capi di stato e di governo hanno dato più volte mandato alla Commissione di elaborare proposte su gas, elettricità, tetti ai prezzi, sostegno a famiglie e imprese. La Commissione si è mossa “con ritardo”, ha detto Michel in un’intervista ad alcuni giornali europei (tra cui La Stampa), chiedendo di presentare proposte “con urgenza”. Durante l’estate alcuni leader hanno espresso “impazienza e irritazione” nei confronti di von der Leyen, spiega al Foglio un diplomatico. La presidente della Commissione avrebbe voluto aspettare il discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo il 14 settembre per fare i suoi annunci.

 

L’impennata dei prezzi di gas ed elettricità a fine agosto ha costretto von der Leyen ad anticipare. Venerdì, poi, Gazprom ha deciso di sospendere le forniture di gas attraverso Nord Stream 1, facendo ripartire verso l’alto i prezzi. Il Cremlino ha detto che i flussi riprenderanno solo con la revoca delle sanzioni. E i rischi di un effetto valanga si moltiplicano oltre all’impatto su aziende e famiglie. Le stesse società energetiche sono sempre più in difficoltà, con potenziali ripercussioni sulle banche. Svezia e Finlandia nel fine settimana hanno annunciato un pacchetto da decine di miliardi di euro per assicurare liquidità o garanzie alle loro utility. Per il ministro finlandese dell’Energia, Mika Lintilä, ci sono “tutti gli ingredienti per la versione Lehman Brothers del settore dell’energia”. 

 

Un momento Lehman richiede una risposta “wathever it takes”. E’ quel che emerge dal documento che la presidenza ceca dell’Ue ha presentato per la discussione dei ministri dell’Energia venerdì. Tra le misure ipotizzate ci sono un tetto al prezzo del gas usato per la produzione dell’energia e un “price cap” su quello importato dalla Russia; l’esclusione del gas dal meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità; una linea di credito immediata per le imprese energetiche (con possibile ruolo per la Bce); una riforma delle regole sui collaterali nel mercato elettrico; la sospensione temporanea dei mercati dei derivati per l’energia; l’uso della riserva di stabilità del sistema Ets per abbassare il prezzo delle quote di emissioni. Von der Leyen ieri ha fatto capire che è pronta ad ampliare il numero di proposte per ridurre la domanda di elettricità, imporre un tetto al prezzo del gas russo, aiutare consumatori e imprese con i ricavi del settore, e permettere aiuti pubblici ai produttori di elettricità con problemi di liquidità. In un documento interno, la Commissione ha ipotizzato di sottoporre il Ttf di Amsterdam, dove si negoziano i contratti “future” sul gas, a supervisione finanziaria o all’uso di  altri meccanismi per limitare la speculazione.

 

A livello nazionale il “wathever it takes” ha già mandato all’aria vecchi tabù. In Germania il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, ieri ha confermato l’intenzione di uscire dal nucleare, salvo poi annunciare che due reattori su tre saranno mantenuti come riserva fino all’aprile del 2023 in caso di emergenza. Domenica il cancelliere, Olaf Scholz, ha presentato un pacchetto da 65 miliardi di euro per aiutare cittadini e imprese. Anche il governo dei Paesi Bassi sta elaborando misure per 16 miliardi per alleviare la pressione di prezzi e inflazione, che includono un aumento del 10 per cento del salario minimo, una riduzione delle tasse sull’energia e aiuti mirati ai redditi più bassi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato un accordo di solidarietà con la Germania su gas ed elettricità, si è detto favorevole al “price cap” sul gas russo e ha promesso di accelerare su rinnovabili e nucleare. “L’energia fa parte degli strumenti di guerra usati dalla Russia e dunque dobbiamo assolutamente produrre più rapidamente fonti alternative di elettricità”, ha detto Macron.