Editoriali
Lukashenka cancella la scrittrice Svjatlana Aleksievich
La premio Nobel è indagata per "estremismo" e Minsk, che perseguita chiunque sia dissidente del regime, si libera dei suoi libri. Vendute in tutto il mondo, le opere dell'autrice raccontano la storia sovietica nonché quella della Bielorussia
La scrittrice bielorussa Svjatlana Aleksievich vive a Berlino, ha lasciato il suo paese quando il dittatore Aljaksandr Lukashenka aveva iniziato una repressione più dura di quelle precedenti, spietata. Si era nominato di nuovo presidente senza aspettare la fine dello spoglio delle schede elettorali e aveva deciso che era pronto a far finire le proteste di piazza a ogni costo e con ogni mezzo. La Bielorussia, dal 2020 ha iniziato a svuotarsi, a perdere politici, cittadini e menti. Come Aleksievich, molti hanno scelto la via dell’esilio. Lukashenka sta spogliando anche il patrimonio culturale della nazioni e trovare i libri della scrittrice per le biblioteche è sempre più difficile: molte li hanno rimossi o nascosti.
Adesso Aleksievich è indagata per “estremismo”, un’accusa che generalmente viene affibbiata a chiunque non piaccia al regime, che mette sullo stesso piano un dissidente e un terrorista. E poco importa se il dissidente in questione è un’intellettuale riconosciuta e stimata in tutto il mondo, una scrittrice che ha vinto il premio Nobel per Letteratura nel 2015 che ha scritto libri che affrontano episodi importanti della storia sovietica e bielorussa.
L’importante è cancellare, rimuovere. Aleksievich continuerà a pubblicare i suoi libri all’estero, saranno i bielorussi che invece non sentiranno più parlare di lei, è dai loro occhi e dalle loro teste che scompariranno le parole di una connazionale conosciuta ovunque, ma censurata in patria.
Anno dopo anno, della Bielorussia non rimarrà più nulla, se non la dittatura di Lukashenka che non è neppure in grado di reggersi da sola e ha bisogno del padrone del Cremlino. Finché rimarrà, Lukashenka sarà il dittatore di un regno vuoto, senza persone, senza libri sugli scaffali, senza idee, senza parole, senza storia. Il regno della cancellazione.
Isteria migratoria