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Editoriale

Non aver paura delle nostre sanzioni: il passo falso della Germania

Redazione

Il ministro tedesco dell'Economia ha chiesto al Canada di liberare le turbine sanzionate inviata dai russi a Montreal per una riparazione ma rimasta bloccata lì

All’inizio aveva mostrato i muscoli, dicendo che “nel braccio di ferro” sul gas con Putin la Germania e l’Europa avrebbero avuto la meglio. Ora, invece, sembra gettare la spugna. Il ministro tedesco dell’Economia Robert Habeck ha infatti lanciato un appello pubblico al Canada per chiedere il rilascio di una turbina russa. “E’ con il cuore pesante che abbiamo dovuto chiederlo”, dice il vice di Olaf Scholz, “ma sanzioni forti significa che devono danneggiare la Russia e Putin più di quanto non facciano alla nostra economia. Pertanto, dobbiamo togliere a Putin la scusa della turbina”. La turbina è quella di Gazprom, costruita in Canada da Siemens Energy, inviata dai russi a Montreal per una riparazione ma rimasta bloccata lì a causa delle sanzioni introdotte dal governo di Justin Trudeau. Per Mosca è questo problema tecnico l’origine del taglio del flusso di gas all’Europa che ha messo in seria difficoltà la Germania (-60 per cento delle forniture), costringendola a un piano di emergenza che prevede anche per affrontare l’inverno.

 

Inizialmente Habeck, come peraltro Draghi, aveva detto chiaramente di non credere alla motivazione ufficiale russa e che la chiusura dei rubinetti era una “decisione politica” del Cremlino. Ora arriva a chiedere al Canada di spedire la turbina in Germania se non intende violare le sue stesse sanzioni inviandola in Russia. E’ un chiaro segnale di debolezza dell’Europa in un settore, quello dell’energia, su cui in questo momento Putin si trova in una posizione di vantaggio. Diversa è la situazione per altri settori economici russi molto dipendenti dall’import tecnologico occidentale. L’automotive, ad esempio, è collassato: a giugno la vendita di veicolo è diminuita dell’82 per cento, mentre a maggio la produzione è crollata del 97 per cento. La guerra delle  sanzioni  tra Russia e occidente è una sfida di resistenza che si gioca su più tavoli e che servirà anche a vedere se le democrazie sono più forti o più fragili della autocrazie.

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