La vergogna di vincere

Paola Peduzzi

L’America cambia i connotati alla guerra: vuole che Putin perda. Ma riparte il coro: è una provocazione!

Durante quest’ultima settimana, sono cambiati i connotati della guerra. E’ stato definito un nuovo coinvolgimento militare a sostegno dell’Ucraina a trazione americana ed è stato precisato l’obiettivo: Vladimir Putin deve perdere, soltanto così   il massacro di civili ucraini e l’aggressione di un paese sovrano possono essere sanzionati. E soltanto così funziona la deterrenza per il futuro: la guerra non conviene. Invece che dare slancio e fiducia agli americani – si può vincere!  – i nuovi connotati hanno riportato il dibattito a prima del conflitto: l’occidente provoca, Putin reagisce. L’imperialismo di Putin, pur così esplicito e brutale, risulta  meno diabolico del cosiddetto imperialismo americano: e  allora Baghdad? La vicenda siriana è ancora una volta paradigmatica: Putin ha fatto una macelleria sostenendo il regime violento di Assad ma comunque la sua guerra era meno sbagliata, meno ingiusta di quella americana contro la dittatura di Saddam. Sappiamo tutto di Abu Ghraib  mentre degli ospedali rasi al suolo dai russi siamo ancora a chiederci se fosse una fake news. Se si vuole vincere in Ucraina, i soldi e le armi americani sono indispensabili e decisivi, se difendere gli ucraini e vincere la guerra è una vergogna, allora accontentiamoci della resa a Putin: almeno non chiamiamola pace.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi