L'ora della verità per l'Ue, che non teme le minacce di Gazprom

David Carretta

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha accusato Vladimir Putin di “usare il gas come strumento di ricatto” e ha avvertito che pagare le forniture in rubli sarebbe una violazione delle sanzioni 

Bruxelles. Gazprom ha tagliato le forniture di gas a Polonia e Ungheria ma, dopo una mattinata di panico, l’Unione europea ha deciso di andare avanti e mantenere la calma. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha accusato Vladimir Putin di “usare il gas come strumento di ricatto”. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha parlato di “un attacco diretto contro la Polonia”. Il premier bulgaro, Kiril Petkov, ha denunciato la “grave violazione” dei contratti. Ma la Polonia, che ha i suoi stoccaggi di gas pieni oltre il 75 per cento, ha detto di non avere bisogno del gas russo. La Bulgaria, che ha riserve riempite solo al 16 per cento, può reggere oltre un mese. “Cercheremo di fare in modo che le decisioni di Gazprom abbiano il minimo impatto possibile sui consumatori”, ha detto von der Leyen, annunciando che “Polonia e Bulgaria stanno già ricevendo gas dai loro vicini europei”. Von der Leyen ha avvertito che pagare le forniture in rubli sarebbe una violazione delle sanzioni dell’Ue. I governi sospettati di voler cedere alla richiesta di Putin – come Austria e Germania – hanno giurato che sono tutte “fake news”. Perfino i mercati sembrano pensare che tutto possa andare avanti come prima. Il prezzo all’ingrosso del gas sul mercato europeo, dopo un’impennata del 20 per cento in apertura, è tornato ai livelli di giovedì. 

 

Il momento della verità sul gas russo per l’Ue è solo rinviato di un paio di settimane. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiegato che altri paesi potrebbero vedersi tagliare il gas. La prossima ondata di fatture di Gazprom da saldare è attesa il 15 di maggio. “Quando si avvicina la scadenza del pagamento, se alcuni consumatori rifiutano di pagare secondo il nuovo sistema, allora il decreto del presidente sarà sicuramente applicato”, ha minacciato Peskov. Il governo di Olaf Scholz ha spiegato di non essere “nervoso”. Perché tanta calma? Nella nebbia della guerra del gas, qualche indizio si trova nel decreto firmato da Putin il 31 di marzo per imporre il pagamento in rubli, che prevede la possibilità di aprire due conti presso Gazprombank per la conversione degli euro. In un documento del 21 aprile, la Commissione ha detto che versare euro su un conto e lasciare che sia Gazprombank a fare la conversione sull’altro non è una violazione delle sanzioni. Alcuni stati membri si sono lamentati che il documento non è sufficientemente chiaro. Ma, secondo Bloomberg, dieci paesi europei hanno aperto conti in rubli. Il calcolo dell’Ue è che a Putin non convenga tagliare il gas perché perderebbe miliardi. Allo stesso modo, malgrado gli appelli di alcune capitali, l’Ue non vuole imporre un embargo sul gas perché rischierebbe la recessione. Ma la chiusura improvvisa dei rubinetti per Polonia e Bulgaria dimostra che è una scommessa azzardata. Putin ieri ha minacciato “contrattacchi” contro chiunque faccia “minacce di natura strategica”.