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Europa Ore 7

L'Europa con l'Ungheria fa sul serio, ma ci vorrà tempo

David Carretta

Ursula von der Leyen ha comunicato al governo di Orbán l'intenzione di attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Lo scontro tra Bruxelles e Budapest è destinato a esacerbarsi ulteriormente

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato di aver comunicato al governo di Viktor Orbán l'intenzione di attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che permette di bloccare i fondi dell'Ue ai paesi che non rispettano i principi fondamentali. Dopo una serie di rinvii, l'ultimo dei quali per evitare di interferire nelle elezioni legislative di domenica, von der Leyen ha finalmente deciso di agire contro la deriva illiberale di Orban.

Lo scorso autunno l'esecutivo comunitario aveva inviato una lettera informale di richiesta di informazioni a Budapest. “Hanno risposto e abbiamo valutato attentamente la loro risposta. La nostra conclusione è che dobbiamo muoverci verso il prossimo passo”, ha annunciato von der Leyen al Parlamento europeo: il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, “ha parlato alle autorità ungheresi e le ha informate che manderemo la lettera di notifica formale per lanciare il meccanismo di condizionalità”. Ma il taglio dei fondi dell'Ue all'Ungheria non è per domani. In realtà, von der Leyen mantiene una posizione ambigua non solo con Budapest, ma anche con Varsavia. Entro pochi giorni o settimane, la Commissione potrebbe sbloccare il piano di ripresa e resilienza della Polonia che vale 36 miliardi di euro e la cui approvazione era stata sospesa per il conflitto sullo stato di diritto.

  

Sull'Ungheria la stessa von der Leyen ha ricordato che il meccanismo di condizionalità è “una procedura che ha tempi specifici”. La notifica formale dovrebbe essere inviata a Budapest tra un paio di settimane. Poi inizieranno una serie di discussioni e scambi epistolari con il governo Orbán per chiedere chiarimenti e di correggere comportamenti. Serviranno tra i 5 e i 9 mesi di tempo alla Commissione prima di proporre ai governi di tagliare i fondi all'Ungheria. Il meccanismo di condizionalità, inoltre, riguarda solo le violazioni dello stato di diritto che hanno un impatto diretto sul bilancio dell'Ue. L'altra arma a disposizione della Commissione è il piano nazionale di ripresa e resilienza. Come per la Polonia, anche quello dell'Ungheria è bloccato per il conflitto sullo stato di diritto. “Il più grande problema è l'anti-corruzione”, ha detto ieri von der Leyen: “Per ora non abbiamo trovato un terreno comune” con il governo Orbán. L'Ungheria ha chiesto 7,2 miliardi di euro di sussidi dal Recovery fund.

Sulla Polonia von der Leyen ha smentito che la sua visita a Varsavia il 9 aprile servirà per l'approvazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. La presidente della Commissione si è limitata a dire che prima di un esborso la Polonia dovrà approvare una legge per rispettare tre condizioni: smantellare la camera disciplinare dei giudici, riformare il regime disciplinare e reinstallare i giudici licenziati ingiustamente. “Non ci siamo ancora, siamo vicini, ma non ancora”, ha detto von der Leyen. E' stato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, a rivelare che un accordo potrebbe essere imminente. “Il principale problema in discussione è l'indipendenza della giustizia, le raccomandazioni che la Polonia ha ricevuto nel semestre europeo e l'attuazione delle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue”, ha detto Dombrovskis. “Ci sono contatti molto intensi con le autorità polacca. Stiamo facendo buoni progressi. Speriamo di finalizzare il lavoro sul piano molto presto”. Per Dombrovskis, è “difficile dire se sarà già questa settimana”, ma “il lavoro sta avanzando. Speriamo di concludere il lavoro molto presto”. Tra prestiti e sussidi, la Polonia ha chiesto 36 miliardi di euro dal Recovery fund.

La guerra in Ucraina e l'accoglienza di oltre un milione di rifugiati ha spinto la Commissione a cambiare attitudine nei confronti di Varsavia. “Il clima è nettamente migliorato”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue. Eppure dentro il Parlamento europeo in molti insistono per la linea dura con la Polonia, che non ha ancora ripudiato le sentenze della sua Corte costituzionale con cui contesta la supremazia del diritto dell'Ue.

Con l'Ungheria di Orbán il conflitto è destinato a esacerbarsi ulteriormente. Dopo la sua vittoria, il premier ungherese ha designato “due colpevoli e due nemici: Volodymyr Zelensky e l'Europa”, ci ha detto il presidente del gruppo Renew, Stéphane Séjourné. “Siamo molto preoccupati per il futuro della democrazia in Ungheria”, ci ha spiegato la co-presidente dei Verdi, Ska Keller.

 


  

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