Foto LaPresse / Rodrigo Abd 

Immedesimarsi negli ucraini per capire quanto costi ribellarsi ai soprusi

Matteo Marchesini

Bisogna porsi quelle domande che sono oziose solo in apparenza, e servono invece a dare realtà alle pagine dei saggi e dei giornali. Come ad esempio: dopo il ’43 ci saremmo nascosti? Avremmo combattuto gli invasori? 

Che in passato si sia abusato della reductio ad Hitlerum non c’è dubbio. Ma certi paragoni (che valgono appunto come paragoni: nessuna situazione è identica) mi sembrano oggi pertinenti. Davanti alla guerra di Putin contro l’Ucraina, evocare i Sudeti non è inutile. Né lo è notare, come ha fatto Carmelo Palma su stradeonline.it, che le argomentazioni con cui il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo ha risposto a Luigi Manconi coincidono purtroppo con quelle del deputato francese che nel 1939 riteneva non valesse la pena “morire per Danzica”. Sulla Repubblica dell’8 marzo, Manconi aveva scritto che è necessario fornire armi all’Ucraina, e aveva ricordato a proposito la Resistenza. Il fatto è che noi italiani democratici, vissuti in pace anche grazie al sacrificio di chi ci ha preceduti, tendiamo ad assolutizzare sia il fascismo sia la lotta partigiana. Magari leggiamo anche molti libri di storia; ma nella nostra più o meno conscia visione delle cose, li rendiamo astratti. Credo che dovremmo fare più spesso quello sforzo d’immedesimazione che non è uno strumento essenziale solo per lo storico e per lo scrittore, ma per tutti gli esseri umani che vogliano provare a capire il passato e il presente. Immedesimarsi vuol dire immaginare, porsi domande; che sono oziose solo in apparenza, e servono invece a dare realtà alle pagine dei saggi e dei giornali. Ad esempio. Se fossimo stati lavoratori culturali, avremmo collaborato con il regime di Mussolini? In che modo? Oppure avremmo pagato un prezzo altissimo lasciandoci emarginare e perseguitare? Durante la guerra avremmo accettato la propaganda? Dopo il ’43 ci saremmo nascosti? Avremmo combattuto contro gli invasori e i loro sgherri repubblichini?

 

Oppure: immaginiamoci studenti nel ’38. Immaginiamo di vedere i nostri amici ebrei sparire dalle scuole. Che cosa avremmo pensato? Ricordo sempre quello che mi ha raccontato un amico. A sua madre, ebrea, una compagna disse più o meno: “Se succede questo, dovrete pure aver fatto qualcosa”. Non era una compagna ostile, commentava la madre del mio amico: era solo una giovane italiana come tante, disorientata e incapace di opporsi a quella che, data la sua forza accerchiante, non voleva credere una pura ondata di falsità e soprusi. Ecco: se noi non ci immedesimiamo anche con questa ragazza, se siamo subito sicuri che a differenza di lei avremmo capito e che ci saremmo ribellati, allora è probabile che non riusciremo a comprendere davvero quanto costava farlo, e quindi quanto sono state eroiche le persone che lo hanno fatto.  
Cosa c’entra con l’Ucraina? C’entra, c’entra moltissimo.

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