Il cancelliere tedesco Scholz (LaPresse) 

editoriali

A Versailles la scelta esistenziale dell'Ue

Redazione

Oggi al vertice europeo si cercano risposte decisive. Occhio alla Germania, che dovrà decidere se sanzionare il gas russo, accettare nuovo debito comune dell’Ue e compiere il gesto simbolico di dichiarare l’Ucraina candidata

Di fronte alla guerra di Vladimir Putin, al vertice europeo di oggi e domani a Versailles, per la seconda volta in due anni, l’Ue dovrà iniziare a fare scelte esistenziali. Nel marzo del 2020 era stato il Covid-19 a far tremare l’Ue. Dopo le esitazioni iniziali, i capi di stato e di governo avevano offerto una risposta senza precedenti: sospensione del Patto di stabilità e delle regole sugli aiuti di stato, stimoli fiscali coordinati, creazione del Recovery fund, acquisti comuni di vaccini. Dopo l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, i leader dell’Ue sono stati all’altezza, adottando sanzioni durissime con una rapidità e un’unità mai viste. Ma non basta. A Versailles i capi di stato e di governo dovranno affrontare diversi dilemmi.

 

Quali altre sanzioni adottare? Quanto velocemente uscire dagli idrocarburi russi? Come attutire le conseguenze economiche della guerra e finanziare i costi dell’indipendenza energetica? Concedere lo status di paese candidato all’Ucraina?

 

Emmanuel Macron, che è l’ospite del vertice, è ambizioso su tutto: dalle sanzioni alla difesa, passando per la riforma del Patto di stabilità. Il presidente francese vorrebbe creare un nuovo fondo da 200 miliardi di debito comune per l’indipendenza energetica e le capacità di difesa dell’Ue.

 

Mario Draghi è sulla stessa linea. Le regole fiscali sono “inadeguate” perché “non tengono conto delle priorità strategiche degli ultimi due anni: clima, energia, difesa”. Se prima della guerra l’Italia aveva frenato sulle sanzioni, ora Draghi le rivendica ma con realismo perché “per durare devono essere sostenibili”.

  

Come in passato, è la Germania a esitare di fronte alle scelte esistenziali dell’Ue. Alla fine sarà Olaf Scholz a dover decidere se sanzionare il gas russo, accettare nuovo debito comune dell’Ue e compiere il gesto simbolico di dichiarare l’Ucraina candidata. Sicuramente servirà più di un vertice. Ma, come ha detto Draghi, “la forza di un paese e di una democrazia si misura con la capacità di difendere i valori”. Vale anche per l’Ue.