Stato dell'Unione

Biden deve spiegare perché l'Europa va difesa (e decidere sulla no fly zone)

Paola Peduzzi

La minaccia esistenziale all'Ucraina è di tutti. Il presidente americano è sotto pressione da Zelensky per un passo molto difficile

Questa sera alle 21, ora di Washington, Joe Biden terrà davanti al Congresso il primo discorso sullo Stato dell’Unione della sua presidenza. Fino a un paio di settimane fa, le bozze erano tutte incentrate sugli obiettivi della politica interna di Biden: i fatti del mondo sarebbero scivolati via in un elenco di paesi di vario interesse, qualche accenno al ritiro dall’Afghanistan, che non è un argomento su cui Biden ama soffermarsi (il perché è evidente). Ora che ogni cosa è cambiata, questo sarà un discorso in cui il presidente spiegherà come e con chi vuole fermare la guerra che Vladimir Putin ha scatenato in Ucraina. James Hohmann sul Washington Post suggerisce: Biden dovrebbe fare una lezione di storia sull’Europa in particolare ai giovani, perché la percezione della minaccia rappresentata dalla Russia ha molto a che fare con la generazione di appartenenza.

 

Un esempio si ritrova in un sondaggio di YouGov e della Cbs: il 61 per cento degli intervistati che ha tra i 18 e i 29 anni dice che l’America deve “stare fuori” dal conflitto; la stessa percentuale nella fascia d’età oltre i 55 anni dice che l’America “deve sostenere l’Ucraina” in ogni modo. Naturalmente alla questione generazionale si aggiunge quella ideologico-politica, e per questo la spiegazione del coinvolgimento americano in sostegno dell’Europa deve basarsi su ciò che c’è in gioco o meglio: su quel che si perde se Putin vince. Per il momento la sintesi è questa: Putin voleva spingere l’America fuori dall’Europa, e ha ottenuto il contrario; invece di fermare i processi di adesione alla Nato li ha accelerati; invece di dividere i paesi dell’Unione europea e dell’Alleanza, li ha ricompattati; invece di trovare sostegno tra i cosiddetti cauti, come la Germania, li ha portati a fare scelte senza precedenti, in termini economici, militari e anche umanitari: non si alza il muro contro i migranti ucraini. Perché l’America dovrebbe farsi coinvolgere visto che le misure sanzionatorie rischiano di trasformarsi in un costo ulteriore in un paese che già ha messo mano al portafoglio per gestire il post pandemia? Il motivo è che questa minaccia è considerata esistenziale. E’ per questo che gli alleati hanno deciso di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, superando dei tabù proprio come era avvenuto nel maggio del 2020 per la gestione della pandemia.

 

L’America ha deciso di non inviare proprie truppe per combattere i russi in Ucraina, ma ora il presidente ucraino Zelensky chiede a Biden di fare un passo che finora l’Amministrazione non ha voluto fare: dichiarare una no fly zone sull’Ucraina, cosa che, come ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki a Msnbc, “significa che deve essere l’esercito americano a implementarla: di fatto i militari americani devono abbattere aerei russi”. Per Zelensky questo è il modo per “battere l’aggressore”, per gli alleati è una dichiarazione di guerra alla Russia.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi