Cosa c'è dietro le dimissioni del direttore dell'Institut Montaigne, Laurent Bigorgne

Mauro Zanon

L'amico di lunga data di Macron, più volte citato per diventare ministro dell'Istruzione, avrebbe drogato una sua stretta collaboratrice in occasione di una serata trascorsa nella propria abitazione. Domenica ha lasciato il suo incarico 

Parigi. Domenica sera, l’Institut Montaigne, think tank di orientamento liberale molto vicino al presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato le dimissioni del suo direttore, Laurent Bigorgne, amico di lunga data del capo dello stato e più volte citato per diventare ministro dell’Istruzione. Le dimissioni fanno seguito a una brutta storia rivelata venerdì dal Parisien, secondo cui Bigorgne, in occasione di una serata trascorsa nella propria abitazione, avrebbe drogato una sua stretta collaboratrice dell’Institut Montaigne. “Le dimissioni sono state accettate dai membri del comitato direttivo in occasione di una riunione straordinaria”, si legge nel comunicato del pensatoio liberale, che ha promesso di adoperarsi fin da subito “per accompagnare i suoi dipendenti durante questo periodo, mettendo loro a disposizione una cellula psicologica” e affidando “a un soggetto terzo la conduzione di un’inchiesta interna focalizzata sull’ambiente di lavoro all’interno dell’istituto”.

 

Bigorgne è stato posto in stato di fermo venerdì scorso in seguito alla denuncia della sua collaboratrice, sporta nella notte tra martedì 22 e mercoledì 23 febbraio e all’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Parigi per “somministrazione di sostanze nocive”. Secondo quanto riportato dal Parisien, in occasione della sua audizione, la donna, sulla quarantina, ha raccontato di essere stata invitata dal proprio boss a bere qualcosa nel suo appartamento, situato nel Quindicesimo arrondissement. Ma dopo aver bevuto un bicchiere di champagne, si sarebbe sentita male. La collaboratrice di Bigorgne, ancora lucida per scappare dall’abitazione, si sarebbe in seguito precipitata all’ospedale, dove, al termine di un esame tossicologico, sono stati confermati i suoi sospetti: era positiva all’Mdma, droga sintetica molto diffusa negli ambienti festivi per i suoi effetti eccitanti. Durante la serata, sempre secondo la testimonianza della dipendente dell’Institut Montaigne, Bigorgne avrebbe assunto cocaina.

 

L’autrice della denuncia avrebbe inoltre raccontato agli inquirenti che il suo patron aveva preso l’abitudine di inviarle regolarmente messaggi a carattere sessuale e di tentare approcci poco rispettosi della deontologia. “Il sospetto voleva forse mettere la sua collaboratrice in uno stato di sottomissione chimica?”, scrive il Parisien. La risposta spetterà ai giudici al termine dell’audizione di Laurent Bigorgne che si terrà il prossimo 10 marzo presso il Tribunale di Parigi, ma la notizia sta facendo molto rumore nel mondo politico-intellettuale parigino, in ragione della vicinanza dell’ex direttore dell’Institut Montaigne all’inquilino dell’Eliseo. Nel 2016, questo saggista di 47 anni, si descriveva in un’intervista su France Inter come “un amico intimo” del capo dello stato, conosciuto attraverso le reti di Sciences Po, di cui è stato vice presidente. Bigorgne ha svolto un ruolo importante nell’elaborazione del programma di Macron, in particolare sulle questioni dell’istruzione e dell’università.

 

Di più: nel 2016, Macron aveva scelto l’indirizzo personale di Bigorgne a Kremlin-Bicêtre come domicilio legale di En Marche e la sua compagna, Véronique Bolhuis, era la direttrice del sito enmarche.fr. Poteva essere ministro dell’Istruzione al posto di Jean-Michel Blanquer: si è dovuto accontentare, nel 2018, di diventare membro del Comité action publique 2022, allestito dall’ex premier Édouard Philippe per elaborare una riforma dell’apparato statale francese.

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