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Nel “cuore della centrifuga” di Macron pronto a ricandidarsi

Mauro Zanon

Grandi meeting, riunioni pubbliche, presenza "innovativa" sul web: tutto è pronto per la campagna elettorale del presidente francese in carica, sostenuta da più di 500 comitati

Parigi. “La macchina è pronta, basta solo che il pilota inserisca le chiavi”, rispondono i macronisti a chi chiede quanto manca per l’ufficializzazione della candidatura. Il pilota, Emmanuel Macron, ha annunciato il primo comizio elettorale a Marsiglia, il 5 marzo (il giorno prima tutti i candidati all’Eliseo devono dimostrare di aver raccolto 500 patrocini, conditio sine qua non per presentarsi alle presidenziali).

Le truppe macroniste, invece, sono già mobilitate dallo scorso autunno per affrontare una campagna che durerà poco più di un mese e durante la quale non ci sarà margine di errore. “Bisognerà essere bravi a imporre i propri temi nella confusione generale”, spiega uno stratega vicino al capo dello stato. “E’ tutto pronto per i primi quindici giorni”, assicura una fonte interna all’esecutivo, promettendo una campagna “molto innovativa” attraverso l’utilizzo di piattaforme come Twitch e Spotify.
Ci saranno tre grandi meeting, uno a Parigi, uno a Marsiglia e uno nell’ovest della Francia, accanto a riunioni pubbliche di dimensioni più modeste, organizzate su tutto il territorio dai cinquecento comitati di sostegno alla rielezione di Macron: i Crem, pilotati da Sébastien Lecornu, ministro dei Territori d’oltremare, Thierry Solère, consigliere dell’Eliseo, e Jérôme Peyrat, consigliere della République en marche (Lrem).

Sulla questione dei dibattiti con gli altri candidati, invece, la situazione è ancora confusa. L’entourage di Macron vorrebbe evitare di mandare il presidente in un ring con tutti gli altri pretendenti, perché il rischio è quello di un gioco al massacro, di un processo contro il macronismo in diretta tv e non di un confronto di idee. “A cosa potrebbe assomigliare il dibattito del primo turno? A dodici candidati che cercano per un’ora e cinquanta minuti il loro ‘momento’ con il presidente, che, dal canto suo, avrebbe solo dieci minuti per rispondere”, dice il portavoce del governo Gabriel Attal. Quest’ultimo sarà in prima linea durante la campagna elettorale, orchestrando assieme a Christophe Castaner, capogruppo dei deputati Lrem, e Stanislas Guerini, presidente del partito macronista, la cosiddetta “cellule riposte”, formata da dieci portavoce che avranno il compito di difendere il progetto Macron 2022 nei salotti televisivi.

Accanto alla cellula, risaltano nel dispositivo macronista il “polo idee” e il “polo società civile”. Il primo è costituito da una trentina di gruppi di lavoro, guidati da Pierre Bouillon e da Ismaël Emelien, uno dei principali artefici della vittoria di En Marche! nel 2017. Il secondo, diretto dal portavoce di Lrem Roland Lescure e da Anne de Bayser, ex vice segretario generale dell’Eliseo, raggruppa invece una cinquantina di “ambasciatori”, figure senza un curriculum politico, specializzate in un settore preciso, come il produttore teatrale Jean-Marc Dumontet nel campo della cultura. Le idee che emergono dai due poli vengono poi selezionate e filtrate da colui che viene soprannominato “Macron bis” o il “gemello” del presidente francese: Alexis Kohler, il segretario generale dell’Eliseo. Tutti i dossier devono ottenere il placet di questo tecnocrate di origini alsaziane, verso cui Macron nutre grande stima. “E’ il suo sherpa”, dicono nella macronia.

Nel “cuore della centrifuga”, così viene chiamata la cerchia di fedelissimi attorno al presidente, ci sono altre tre figure chiave: Grégoire Potton, coordinatore della logistica della campagna, Clément Leonarduzzi, attuale capo della comunicazione dell’Eliseo, e Julien Denormandie, ministro dell’Agricoltura. Quest’ultimo fa parte dei pasdaran che accompagnano Macron fin dai tempi in cui era ministro di Hollande, e ora è il favorito per diventare il direttore della campagna elettorale: un ruolo concupito da altri Macron boys come Clément Beaune, attuale segretario di stato agli Affari europei. “Tutti i galletti che facevano la corte a Macron si sono fatti spennare da Denormandie”, riassume un consigliere del capo dello stato.

Non mancano i mugugni: per la scarsa presenza di donne nei posti chiave e per lo spazio, giudicato eccessivo da alcuni deputati macronisti, riservato a collaboratori esterni, a persone che vengono dalla società civile. La scuola, la salute e il lavoro saranno i tre pilastri della campagna, fanno sapere i marcheurs. Ora, come dice un fedelissimo, non resta che “trovare la giusta alchimia”, il momento magico per un annuncio della candidatura che lasci il segno.