I paesi Baltici invocano l'articolo 4 della Nato dopo l'invasione dell'Ucraina. Che cosa vuol dire?

Giulia Pompili

La Lituania in stato d'emergenza per permettere alle istituzioni di "prendere decisioni". Con Polonia, Lettonia ed Estonia cercano di capire fin dove si spingerà Putin. Propongono di condannare l'invasione russa “nel modo più forte possibile", incluso l'esclusione della Russia dal sistema SWIFT

I paesi baltici – Lituania, Estonia e Lettonia – e la Polonia, questa mattina, dopo l’inizio delle operazioni russe in Ucraina, hanno invocato l’articolo 4 del Trattato dell’Atlantico del nord. Secondo il trattato costitutivo della Nato, le varie parti possono chiedere consultazioni “ogni volta che, nell’opinione di almeno uno di essi, è minacciata l’integrità territoriale, l’indipendenza politica e di sicurezza di qualunque dei paesi dell’alleanza”. Dal 1949, anno di fondazione della Nato, l’articolo 4 è stato invocato sei volte. Il Consiglio serve a coordinare eventuali risposte, ma soprattutto “a mostrare unità”, hanno detto i leader dei rispettivi governi dei paesi baltici. 

In un comunicato congiunto firmato dal ministro degli Esteri lettone Edgars Rinkevics, dalla ministra degli Esteri dell'Estonia Eva-Maria Liimets e dal ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, i paesi baltici hanno chiesto alla comunità internazionale una condanna dell’aggressione russa “nel modo più forte possibile”, imponendo sanzioni, “le più forti possibili alla Russia, incluso il disimpegno della Russia dal sistema SWIFT, isolarla politicamente ed essere fermi nel nostro sostegno alla sovranità, all'integrità territoriale di Ucraina indipendente”. Poi i ministri propongono di “fornire urgentemente al popolo ucraino armi, munizioni e qualsiasi altro tipo di supporto militare per difendersi, nonché l’assistenza e il supporto economico, finanziario e politico, oltre che aiuti umanitari. In questo momento difficile, siamo uniti al popolo dell’Ucraina”.

 

 

Il revisionismo storico con cui Putin ha giustificato il suo attacco all’Ucraina è stato interpretato anche come un messaggio ai paesi baltici, che fino al 1991 facevano parte dell’Unione sovietica. Come la Polonia, la Lituania condivide con la Russia il confine nord-occidentale dell’area di Kaliningrad, l’exclave russa tra la Polonia e la Lituania con accesso al mar Baltico, e il confine di 678 chilometri con la Bielorussia – stato satellite della Russia. 

Anche se non c’è una minaccia militare diretta alla Lituania – “e il confine con la Bielorussia sembra attualmente calmo”, ha detto una fonte del governo di Vilnius al Foglio – il presidente Gitanas Nauseda ha già firmato un decreto per dichiarare lo stato d’emergenza nel paese baltico, che dovrà essere votato da una sessione d’emergenza del Parlamento, ma è solo questione di tempo. Il primo ministro Ingrida Šimonytė ha detto che lo stato di emergenza non comporterà restrizioni significative per i cittadini lituani, ma che "dobbiamo mettere le istituzioni nelle condizioni di prendere decisioni nel settore delle infrastrutture”, ha detto, “e per utilizzare il fondo di riserva statale”.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.