L'intervista

Le Pen ci dice che Draghi fa il bene delle banche e non dei popoli

Mauro Zanon

I trattati bilaterali non servono, dice la leader del Rassemblement national. "Quando sarò presidente torneremo a farci sentire in Europa"

Marine Le Pen è sicura di diventare la prossima presidente della Repubblica francese, anche se le fai notare che nessun sondaggio l’ha mai data vincitrice al secondo turno delle presidenziali, e che Valérie Pécresse, candidata dei Républicains, ed Éric Zemmour, il guastafeste identitario, sono due tipi ostici da battere e la insidiano negli indici di popolarità. “E’ coerente che mi ritrovi di fronte a Emmanuel Macron al ballottaggio, perché abbiamo due progetti agli antipodi: lui è il candidato del globalismo, che è un’ideologia contraria a qualsiasi regolamentazione, io sono la candidata della nazione, che significa sovranità e protezione”, dice al Foglio la leader del Rassemblement national, prima di aggiungere: “La rottura tra l’attuale inquilino dell’Eliseo e una parte della gauche fa sì che non ci sarà un fronte repubblicano come nel 2017. Una parte della sinistra rinuncerà a salvare il soldato Macron questa volta. La mia elezione cambierà le cose”.

Marine Le Pen: "Draghi è per un rafforzamento dell'Europa. Sono in disaccordo con lui"

Quando le chiediamo se la presenza di Mario Draghi al vertice dell’Italia, ora a Palazzo Chigi e fra alcune settimane, chissà, al Quirinale, è secondo lei positiva per l’Europa, ci risponde così: “Mario Draghi è un europeista ed è a favore di un rafforzamento dei poteri dell’Unione europea. Per questo motivo, non posso che essere in disaccordo con lui. In più, è riuscito a ottenere un piano di rilancio estremamente vantaggioso per l’Italia, mentre la Francia ha avuto diritto a una fetta molto meno favorevole”. E ancora: “Draghi è stato uno dei primi a calpestare i testi europei con il quantitative easing. Quando ero candidata e parlavo di ‘création monétaire’ mi davano della pazza. Quando lo ha fatto Draghi, invece, tutto andava bene. Vorrei dire, comunque, che la politica messa in atto dall’ex presidente della Bce è andata a favore delle banche e non dei paesi”. In merito al Trattato del Quirinale firmato tra Roma e Parigi lo scorso novembre, sul modello del Trattato di Aquisgrana del 2019 siglato tra Parigi e Berlino, Le Pen dice di essere “contraria a questo tipo di trattati”.

 

Soprattutto a quello di Aquisgrana. “Non abbiamo nulla a che vedere con la Germania, non abbiamo alcuna visione comune. Siamo più vicini alla Gran Bretagna, che è una potenza mondiale come noi, a differenza della Germania che è una potenza continentale. Tra l’altro, ho chiesto di approfondire la questione degli accordi di Lancaster House (trattato di cooperazione militare firmato nel 2010 da Sarkozy e Cameron, ndr)”, afferma Le Pen. Secondo la madrina del sovranismo d’oltralpe, esistono due modelli possibili in Europa: quello tedesco e quello francese. Il primo, sostiene Le Pen, “consiste nell’imporre un’uniformizzazione, alla quale tutti i popoli devono sottomettersi, abbandonando la loro sovranità”; il secondo “è un modello corrispondente a ciò che è la Francia, ossia un paese formato da popolazioni inizialmente diverse fra loro che ha creato le condizioni di unità attraverso uno stato-nazione, preservando allo stesso tempo le differenze di ciascuno. Il modello francese è un’Europa delle nazioni libere e sovrane, un’Europa in cui i popoli hanno diritto di rimanere ciò che sono, e le loro tradizioni e le loro identità non vengono travolte, in cui i popoli avanzano degli elementi di cooperazione per arrivare a un obiettivo comune. Oggi l’Ue non è niente di tutto ciò”, dice al Foglio Le Pen. 

 

La sua elezione – ne parla come se fosse scontata – non sarà importante “soltanto per la Francia, ma anche per l’Europa intera”. “Un certo numero di paesi europei è consapevole che se la Germania è il cuore economico dell’Europa, perché si è fatto in modo che ciò avvenisse, la Francia è il suo cuore politico. Quando sarò presidente torneremo a farci sentire in Europa, a parlare di grandi progetti”. Sui rapporti franco-tedeschi, i toni di Marine Le Pen si inaspriscono. “La Germania dice quello che vuole e la Francia obbedisce, Berlino difende i suoi interessi e Parigi la segue. Quando per esempio la Germania apre le frontiere a un milione di rifugiati, questa scelta si ripercuote sugli altri paesi europei, a partire dalla Francia che, in ragione del suo generoso welfare, attrae queste persone. Dobbiamo allestire una politica dissuasiva di immigrazione, la Francia non deve più essere attrattiva”, afferma la principale alleata in Europa di Matteo Salvini. L’ultima battuta è su Zemmour, di cui dice di non avere alcuna paura: “Zemmour, in materia di immigrazione e sicurezza, fa copia-incolla del nostro programma. E’ rimasto allo stadio della constatazione, noi è da anni che lavoriamo su questi temi”.