L'Ue in ordine sparso: il mancato coordinamento dei paesi sulle restrizioni

David Carretta

La mappa europea della lotta a Omicron è un patchwork di provvedimenti disparati e contraddittori. Così gli stati membri finiscono per raggrupparsi intorno a tre gruppi, a seconda delle linee guida adottate

La Germania oggi potrebbe annunciare nuove restrizioni ai contatti sociali per cercare di rallentare la diffusione di Omicron, aggiungendosi alla lista sempre più lunga di paesi europei che scelgono lockdown, coprifuoco e chiusure di fronte alle incertezze della nuova variante. Il cancelliere, Olaf Scholz, incontrerà i presidenti dei Länder: secondo una bozza di accordo, dal 28 dicembre ci sarà un limite massimo di dieci persone per gli incontri sia all’aperto sia al chiuso, mentre a ristoranti e bar potranno accedere solo i vaccinati. Nel fine settimana erano stati Paesi Bassi, Irlanda e Danimarca a introdurre restrizioni. La principale giustificazione è preservare il sistema sanitario ma l’obiettivo è anche guadagnare tempo per accelerare sui richiami e la vaccinazione dei bambini.

 

Ma l’Unione europea, dopo le promesse di coordinamento, sta tornando a essere un patchwork di misure disparate e contraddittorie. Sabato i Paesi Bassi hanno annunciato un lockdown come non se ne vedevano dall’inverno del 2020: tutte le attività non essenziali chiuse fino al 14 gennaio, limiti ai contatti personali (non più di 2 persone invitate al giorno, che possono diventare 4 a cavallo di Natale e Capodanno) e sospensione dei corsi nelle scuole. Da ieri in Irlanda ristoranti e pub devono chiudere alle otto di sera. Venerdì la Danimarca ha chiuso cinema e teatri e limitato le presenze nei negozi. 


Dall’altra parte del mosaico, c’è un secondo gruppo di paesi che ha optato per l’attendismo. In Belgio il governo fa resistenza alle richieste degli esperti di nuove restrizioni. In Francia Emmanuel Macron ha preferito trasformare il “pass sanitario” in “pass vaccinale” (un green pass rafforzato come in Italia, che potrebbe diventare obbligatorio anche per il lavoro). La Spagna esita a introdurre restrizioni dure per l’impatto sulla ripresa economica.

 

A completare il mosaico è un terzo gruppo che ha scelto i test ai viaggiatori in provenienza dal resto dell’Ue, ma ciascuno a modo suo. I primi sono stati Portogallo e Irlanda, ma l’Italia ha accelerato il domino. Da domenica la Grecia impone un test alla partenza, Cipro un tampone molecolare all’arrivo. La Lettonia testa i passeggeri solo di alcuni aerei. L’Austria ha notificato alla Commissione di aver attivato il “freno di emergenza”: chi entra deve presentare un tampone molecolare o aver fatto il booster. La Svezia si è limitata a raccomandare un test a tutti dopo l’arrivo. 


E’ la Commissione che dovrebbe garantire il coordinamento, richiamando all’ordine chi non rispetta i regolamenti sul certificato Covid dell’Ue. Ma, dopo le proteste contro l’Italia, preferisce chiudere gli occhi. “Con Omicron siamo in una situazione in cui le autorità pubbliche devono prendere decisioni sulla base di informazioni scientifiche molto limitate”, ha spiegato ieri un portavoce della Commissione: “Nel corso del tempo, quando saranno disponibili più informazioni, possiamo aspettarci più convergenza”.

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