Il premier olandese Mark Rutte (foto EPA)

Così si sono allineati quattro pianeti europei contro l'austerità

David Carretta

I nuovi governi in Germania e Paesi Bassi. La volontà riformatrice di Draghi e Macron. Raramente le principali potenze dell'Ue si sono trovate così d'accordo

Bruxelles. Il nuovo governo dei Paesi Bassi che si converte alla riforma del trattato e alla modernizzazione del Patto di stabilità è l’ennesimo pianeta che si allinea in quella che potrebbe diventare la più grande trasformazione dell’Unione europea dall’inizio degli anni Duemila. In Francia Emmanuel Macron assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue dal primo gennaio e intende dedicare i mesi che restano prima delle elezioni presidenziali alla ristrutturazione dell’Europa. In Germania è arrivata al potere una nuova coalizione, guidata da Olaf Scholz, pronta a giocare un ruolo pro attivo, che chiede esplicitamente un’Ue federale ed è disponibile a più flessibilità nelle regole fiscali della zona euro per favorire investimenti e crescita.

In Italia Mario Draghi, il salvatore dell’euro durante la crisi del debito sovrano, sta usando tutta la sua autorità per riformare il paese e spiegare ai partner che il vecchio Patto di stabilità è obsoleto perché “ci troviamo ad affrontare investimenti straordinari e questi investimenti non son pensabili con le attuali regole”. I pianeti di Francia e Italia si sono già allineati con la firma del trattato del Quirinale. Nei prossimi giorni  Macron e Draghi dovrebbero pubblicare un documento comune sulla revisione del Patto di stabilità. Probabilmente accadrà dopo la visita di lunedì a Roma di Scholz per incontrare Draghi. Il pianeta che mancava erano i Paesi Bassi. Erigendosi a difensore del mercato interno e del rigore sui conti pubblici, negli scorsi anni il premier olandese, Mark Rutte, ha saputo conquistare un peso politico europeo che va oltre le dimensioni del suo paese. Ora, grazie al nuovo accordo di coalizione, quel peso potrebbe servire ad accelerare la riforma dell’Ue.

Rutte ha dibattuto ieri in Parlamento il programma del suo quarto governo. La coalizione è la stessa che aveva governato dal 2017: i liberali-conservatori del suo Vvd, i liberali di sinistra dei D66, i cristiano democratici della Cda e il partito dei Cristiano-Uniti. Ma i contenuti dell’accordo di maggioranza sono completamente diversi. Il governo olandese non potrà più essere definito “frugale”: tagli alle tasse sul lavoro, aumento del salario minimo del 7,5 per cento, decine di miliardi destinati alla lotta al cambiamento climatico, alla costruzione di nuovi immobili, alla difesa. Anche sull’Europa il quarto governo Rutte rompe con i tre precedenti governi Rutte. Dal referendum sul Trattato costituzionale del 2005 – bocciato non solo dai francesi, ma anche dagli olandesi – i Paesi Bassi avevano frenato nuovi passi in avanti dell’Ue e promosso l'austerità sui conti pubblici. Ora giocheranno “un ruolo di primo piano per rendere l’Ue più decisiva, economicamente più forte, più verde e più sicura”, dice l’accordo: “Siamo aperti a modifiche del trattato”, “ci impegneremo ad abolire il diritto di veto su sanzioni e violazioni dei diritti umani” e “ci sforzeremo di assicurare un’autonomia strategica aperta dell'Ue”. Sul Patto di stabilità “adotteremo un approccio costruttivo per una modernizzazione”. Il ministero delle Finanze dovrebbe finire ai D66, ponendo fine alla linea del rigore del cristiano-democratico Wopke Hoekstra. “La tradizionale visione olandese sulla disciplina per gli altri governi degli stati membri sarà sostituita da una visione più costruttiva sulla modernizzazione delle regole di bilancio dell'Ue”, spiega al Foglio una fonte dei D66: per la zona euro “la riduzione del debito non sarà più la  priorità”.

I prossimi sei mesi diranno se l’allineamento dei pianeti porterà frutti. Al Consiglio europeo di marzo Macron vuole una discussione dei leader sul nuovo Patto di stabilità. I programmi di coalizione di Rutte e Scholz sono molto simili: l’ossessione non è più la riduzione del debito sotto il 60 per cento, ma “mantenere un debito che è sostenibile quando si tiene conto di investimenti e crescita”. Sempre a marzo ci sarà l’accordo sullo Strategic Compass, che dovrebbe permettere di rilanciare la Difesa europea. Un’intesa è vicina sulle nuove regole per le piattaforme digitali. L’allineamento non è perfetto (sull’energia e il pacchetto Fit for 55 Francia e Italia si contrappongono a Germania e Paesi Bassi). C’è il vero rischio che le scadenze elettorali (il Quirinale in Italia, le presidenziali in Francia) spingano i pianeti verso altre direzioni. Ma, almeno sulla carta, raramente le principali potenze dell’Ue si sono trovate così d’accordo.