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I Paesi Bassi di Rutte non sono più frugali

David Carretta

La linea di Wopke Hoekstra dovrebbe essere finita, per la zona euro "la riduzione del debito non sarà più la prima priorità", ci ha detto una fonte dei D66

Raramente i pianeti politici dell'Unione europea sono sembrati così allineati come in questa fine del 2021. Emmanuel Macron vuole fare del semestre francese di presidenza dell'Ue un momento di svolta per chiudere dossier fondamentali e rilanciare il progetto europeo. A Berlino da pochi giorni è al potere la coalizione semaforo di Olaf Scholz che nel suo contratto di governo prevede un'Europa federale. L'Italia ha Mario Draghi come presidente del Consiglio e, se non si sposterà al Quirinale a inizio 2022, ha intenzione di mettere tutto il suo peso nella revisione del Patto di stabilità e crescita. Già di per sé questo trio inedito avrebbe buone possibilità di realizzare grandi cose. Mercoledì si è aggiunto il premier olandese, Mark Rutte, che ha presentato un accordo di coalizione che di fatto mette fine allo status di “frugale” dei Paesi Bassi e annuncia molta più ambizione da parte del suo nuovo governo sull'integrazione europea.

 

Ci sono voluti più 273 giorni a Rutte per formare una coalizione tra il suo partito liberal-conservatore del VVD, i liberali di sinistra dei D66, i cristiano democratico della CDA e il partito dei Cristiano-Uniti. Il record di 225 giorni dopo le elezioni del 2017 è stato superato. I partiti sono gli stessi della precedente coalizione Rutte. Ma il programma è molto diverso e porta il chiaro marchio dei D66, che a sorpresa erano arrivati al secondo posto nelle elezioni del 17 marzo. "Ci è voluto molto tempo, ma il risultato è buono", ha detto Rutte. L'accordo di 47 pagine prevede tagli alle tasse sul lavoro, la possibile legalizzazione della marijuana e un aumento del 7,5 per cento salario minimo. Uno dei capitoli più interessanti è quello sulle finanze pubbliche. Il prossimo governo Rutte prevede di aumentare i livelli di deficit e debito per finanziare programmi destinati alla costruzione di immobili (1,6 miliardi) e a lottare contro il cambiamento climatico (35 miliardi) e le missioni nell'agricoltura (25 miliardi), ma anche a costruire due nuove centrali nucleari. Nei prossimi quattro anni il debito pubblico dovrebbe superare (di poco) la soglia del 60 per cento di Pil. Il deficit dovrebbe collocarsi attorno al 2,5 per cento per una serie di misure una tantum.

 

E' sulla zona euro che il programma del quarto governo Rutte può fare la differenza. L'accordo di coalizione rimane vago sulla revisione del Patto di stabilità e crescita. C'è un'apertura alla modernizzazione delle regole fiscali, a condizione che serva alla sostenibilità di bilancio e alla convergenza economica. Ma la linea frugale di Wopke Hoekstra dovrebbe essere finita: il ministero delle Finanze dovrebbe passare ai D66. "La tradizionale visione olandese sulla disciplina per gli altri governi degli stati membri sarà sostituita da una visione più costruttiva sulla modernizzazione delle regole di bilancio dell'Ue", ci ha detto una fonte dei D66: per la zona euro "la riduzione del debito non sarà più la prima priorità". Il prossimo governo Rutte chiederà agli altri stati membri di "mantenere un debito che è sostenibile quando si tengono in conto investimenti e crescita", ci ha spiegato la fonte dei D66. E' una posizione analoga - se non più avanzata - a quella del nuovo governo Scholz in Germania. In ogni caso segna una svolta che va nella direzione della revisione del Patto di stabilità e crescita auspicata da Macron e Draghi.

 

Più in generale, sull'Europa il nuovo governo Rutte passerà dalla "modalità reattiva del decennio passato a una posizione più attiva", ci ha detto la fonte dei D66: "Con questo nuovo accordo di coalizione, il governo olandese sarà ampiamente allineato alla coalizione semaforo in Germania". Il governo Rutte intende "formare o unirsi" a coalizioni di altri paesi su diversi temi tra cui la politica migratoria. Il nuovo esecutivo chiederà anche "risposte immediate alle minacce ai valori fondamentali europei, come lo stato di diritto, la democrazia e i diritti fondamentali dei cittadini", ci ha spiegato la fonte. Nel mirino ci sono Polonia e Ungheria contro i quali l'Aia chiederà di usare "gli strumenti disponibili". Il prossimo governo Rutte potrebbe anche violare il tabù della riforma dei trattati per abbandonare il veto in politica estera, introdurre nuove risorse proprie (tra cui una tassa minima sui profitti realizzati nell'Ue), ampliare i poteri del Parlamento europeo, istituzionalizzare il sistema degli Spitzenkandidaten e seguire le raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell'Europa.