Mosca fa alla Nato proposte anacronistiche per dire: io ci ho provato

Micol Flammini

La Russia dice di volere garanzie legali da parte degli Stati Uniti e chiede che il ruolo dell'Alleanza atlantica sia limitato non soltanto in Ucraina ma anche in paesi come la Polonia. Washington sembra possibilista, ma le richieste sono difficili da accettare: cacellano trent'anni di storia

La Russia ha mandato agli Stati Uniti e alla Nato una proposta difficile da accettare, un elenco pretenzioso di richieste di garanzie di sicurezza che vorrebbero limitare il ruolo dell’Alleanza atlantica non soltanto in Ucraina ma anche Europa orientale, regione del Caucaso e in Asia centrale. Mosca  da settimane sta ammassando truppe lungo il confine con l’Ucraina, fomentando la paura di un’invasione e ora chiede agli Stati Uniti di non stabilire nuove basi militari sul territorio degli  stati a lei vicini e alla Nato di garantire che bloccherà la futura adesione a qualsiasi ex repubblica sovietica. Un ritorno indietro di trent’anni, che cancella la storia della nazioni che hanno cercato una loro strada attraverso alleanze con i paesi occidentali.  La proposta vieterebbe anche di dispiegare forze in paesi ex comunisti, come la Polonia, i paesi baltici o la Repubblica ceca. E in cambio offre un ritorno alla riaffermazione del principio secondo il quale Mosca e Washington “non si considerano avversari” e che  “risolveranno tutte le controversie pacificamente e si asterranno dall’uso della forza”.

 

Il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha detto ai giornalisti a Mosca che la Russia era “pronta” già sabato (oggi) a iniziare i colloqui con gli Stati Uniti: vuole garanzie legali. Washington sembra quasi possibilista e questo atteggiamento è una delusione per molti paesi. Le proposte russe sono difficili da accettare e alla base di questa difficoltà sta tutta l’offerta che il Cremlino presenta alla Casa Bianca e alla Nato. Vanno contro la storia, contro le aspettative di paesi che sono cambiati molto rispetto a trent’anni fa mentre la Russia è rimasta ferma, sono un ritorno indietro che l’occidente non può accettare. Ma Mosca  in questo fa vedere che ha dimostrato volontà apertura, ed è questo il suo segreto: aprire per prima, ma aprire troppo. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)