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editoriali

Non lasciamo sola la Lituania contro il bullismo cinese

Diplomatici in fuga, boicottaggi commerciali. Come fermare il boicottaggio, politico ed economico, di Pechino

L’ambasciata della Lituania in Cina da mercoledì scorso lavora dalla Lituania. Non c’è più alcun rappresentante della diplomazia di Vilnius a Pechino, dopo che Audra Ciapiene, funzionaria responsabile degli affari correnti da quando l’ambasciatrice era stata richiamata a settembre, è tornata in Lituania. Secondo il Financial Times, il motivo di questa “evacuazione” dei rappresentanti lituani dalla capitale cinese è che il governo di Pechino avrebbe chiesto ai diplomatici lituani in Cina di riconsegnare il loro passaporto diplomatico – quello che gli consente di avere l’immunità diplomatica – rischiando quindi fermi e arresti e incriminazioni arbitrarie per motivi politici.

  

È soltanto l’ultima delle punizioni che la Cina sta imponendo sulla Lituania a causa di una crisi diplomatica che secondo diversi esperti è piuttosto una lezione che la Cina vuole dare anche al resto d’Europa. A luglio la Lituania è diventato il primo paese dell’Unione europea che ha deciso di ignorare le richieste politiche e le pressioni cinesi aprendo un nuovo ufficio di rappresentanza di Taiwan a Vilnius, e chiamandolo proprio “ufficio di rappresentanza di Taiwan” e non “di Taipei”, come vorrebbe Pechino, che considera Taiwan parte del proprio territorio. Il gesto ha provocato la reazione cinese, che ha immediatamente abbassato lo status dell’ambasciata lituana a Pechino, facendola diventare una rappresentanza diplomatica, e poi ha iniziato il boicottaggio, politico ed economico (i prodotti lituani da settimane non possono più accedere al mercato cinese).

  

La Lituania è diventata il simbolo della resistenza al bullismo cinese, e per l’Ue è un bel problema a metà tra la politica estera e i rapporti commerciali. Un primo passo è stato fatto: la proposta di legge contro la coercizione economica degli stati membri, con la possibilità di sanzionare senza l’unanimità, serve proprio a difendere i paesi come la Lituania. Che però, a parole, resta sola di fronte al Dragone, e c’è il rischio che nessuno, d’ora in avanti, s’azzarderà più a parlare di Taiwan.

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