(foto Ap)

Il ritiro dell'occidente

L'Afghanistan è anche una sconfitta dell'Ue. Parla Baverez

Mauro Zanon

"Il fallimento è di tutto l'occidente. Ecco perché l'Unione europea non può prendere il posto degli Stati Uniti e della Nato", ci dice l'editorialista del Figaro

Parigi. “La presa di Kabul da parte dei talebani è un grande fallimento per tutto l’occidente: non è soltanto la sconfitta degli Stati Uniti, ma anche quella della Nato. E’  una sconfitta militare, politica e simbolica, perché il Ventunesimo secolo è iniziato con gli attentati contro le Torri gemelle e il Pentagono l’11 settembre 2001. L’Afghanistan è il simbolo dell’occidente che si è ritirato dall’ordine mondiale e dalle istituzioni internazionali”. Nicolas Baverez, editorialista del Figaro e del Point, nonché autore di numerose opere sul pensiero liberale, è uno dei più acuti osservatori della politica francese e internazionale. “Chi fermerà gli islamisti?”, ha titolato il settimanale Point nella sua ultima copertina, domanda che il Foglio ha rivolto a Baverez. “Non credo che il regime dei talebani riuscirà ad esportare il suo modello. In compenso, l’Afghanistan potrebbe diventare un grande campo di addestramento per i jihadisti. A maggior ragione perché i talebani verranno ora adornati di un’aureola di gloria per aver sconfitto in maniera incontestabile e netta non solo gli Stati Uniti, ma l’occidente intero”, dice il saggista francese, che lo scorso anno, per le Editions de l’Observatoire, ha pubblicato “L’alerte démocratique”, un monito sulla fragilità delle democrazie liberali.

Per Baverez, “Saigon nel 1975 ha rappresentato la fine dell’America imperiale, oggi la disfatta in Afghanistan decreta invece la fine dell’America come potenza universale”. Può allora l’Europa aspirare a riempire questo vuoto lasciato dagli Stati Uniti? “Non credo. Ha partecipato alla disfatta in quanto parte della Nato, ma soprattutto non ha né i mezzi, né la volontà, attualmente, per sostituire gli Stati Uniti”, spiega al Foglio Baverez, sottolineando che “l’Europa deve prima risolvere i suoi conflitti interni, a partire da quelli valoriali tra le democrazie liberali e i paesi dell’est, Ungheria e Polonia su tutti”. Nel dettaglio, ciò che manca all’Europa è un’“union par le haut” e un’“union par le bas”. 

“Un’unione dall’alto sui valori e sugli obiettivi comuni, una convergenza di vedute su quali siano le minacce da contrastare: quelle esterne, cinese, russa e turca, e quelle interne, come il populismo, e naturalmente la minaccia jihadista. L’unione dal basso, invece, riguarda questioni più concrete: l’industria, l’innovazione, lo spazio, la sicurezza, la protezione delle infrastrutture essenziali e dei settori strategici, la difesa del Mediterraneo che è fondamentale per il continente e il controllo delle frontiere. Gli stati europei devono fare passi avanti in questa direzione”, dice  Baverez. E’ d’accordo con l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, quando ritiene necessaria un’iniziativa congiunta a livello Ue per “proteggersi contro i flussi migratori irregolari” (discorso alla nazione pronunciato lunedì sera). “L’Europa deve riprendere il controllo delle proprie frontiere, trasformando Frontex in una vera polizia dotata di mezzi adeguati e integrando un sistema di satelliti e radar per monitorare ciò che accade nel Mediterraneo”, secondo Baverez.

Per l’allievo di Raymond Aron, cui ha dedicato nel 2005 “Penser la liberté, penser la démocratie” (Gallimard), “la sconfitta in Afghanistan era già scritta da tempo, sciocca per la sua rapidità, per la sua brutalità e per le sue immagini, ma è soltanto un ulteriore elemento dopo la crisi sanitaria per confermare che le democrazie si trovano nella stessa situazione del 1945: devono ricostruirsi e cooperare tra loro”. E ancora: “E’ impressionante constatare come le democrazie siano state profondamente scosse da questa pandemia. Ci sono tuttavia delle democrazie che hanno reagito molto bene: quelle asiatiche. Ecco, per me c’è una nuova alleanza di nazioni libere da costruire attorno a tre pilastri: un pilastro europeo, un pilastro americano e un pilastro asiatico. L’idea di Biden, ovviamente, è che gli Stati Uniti abbiano la leadership e gli altri seguano: ma ciò non può funzionare. Bisogna provare ad avere tre pilastri ognuno con una vera autonomia strategica e in materia di sicurezza. Non basta riarmarsi dinanzi alle minacce, è necessario ricreare una grande alleanza delle democrazie per costruire un ordine internazionale che sia più stabile e compatibile con la libertà”.

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