editoriali
Biden e la brutalità dei talebani
Come fa il presidente a non aver “alcun rimpianto” sul ritiro afghano?
Joe Biden non ha “alcun rimpianto”, il ritiro dall’Afghanistan è stato deciso e ci sarà, anche se i talebani stanno riconquistandolo città per città, controllano circa il 60 per cento del paese, procedono a una velocità disarmante in questo viaggio a ritroso e brutale rispetto a quello che fecero le truppe alleate nel 2001, quando il regime talebano fu ribaltato. Joe Biden non ha rimpianti e anzi dice: “Guardate, abbiamo speso più di mille miliardi di dollari in vent’anni di guerra, abbiamo formato e rifornito con un equipaggiamento moderno 300 mila soldati afghani, devono ora combattere per loro stessi”. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, aveva detto a inizio settimana la stessa cosa parlando delle forze afghane: “E’ il loro paese che devono difendere adesso, è la loro lotta”. Il senatore democratico Ben Cardin, che è dentro la commissione Relazioni internazionali, ha parlato del ritiro e delle sue conseguenze immediate con il segretario di stato Tony Blinken, e dopo l’incontro ha dichiarato: “Non c’è alcuna chance” che Biden cambi la sua strategia in Afghanistan, le truppe americane lasceranno il paese entro il 31 agosto come stabilito. La Casa Bianca offre a chi chiede: ma perché non rivedete i piani, non lo vedete che cosa sta accadendo?, una serie di sondaggi che mostrano che la maggioranza degli americani è a favore del ritiro, aggiungendo così un cinismo barbaro alla sua decisione.
Alcuni, anche tra i democratici, chiedono di riconsiderare tempi e modalità di questo ritiro. Biden aveva messo in conto che ci sarebbero stati degli effetti collaterali immediati, ma quel che sta accadendo in Afghanistan non è più catalogabile come un’esternalità temporanea e negativa: è un horror show che vanifica vent’anni di guerra, che crea una crisi umanitaria enorme, che è un fenomenale propellente per l’estremismo islamico. L’opinione pubblica americana non lo capirà, ma Biden dovrebbe.
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