Foto LaPresse/Nicolò Campo

In Belgio l'eutanasia dei neonati è ormai una prassi normalizzata

Giulio Meotti

Nelle fiandre uccisi 6 bimbi su 10 nel primo anno di vita

“La legge choc del Belgio: eutanasia per i bambini”, titolava Repubblica il 14 febbraio del 2014. Per la prima volta al mondo, una legge aveva stabilito che l’eutanasia si doveva applicare anche ai minori con malattie terminali. E ai neonati. Lo scandalo fu enorme, almeno così sembrò. Una legislazione unica nel suo genere, che già all’epoca aveva fatto parlare di sé. Anche se la vicina Olanda aveva già un “protocollo” simile. Sette anni dopo, l’eutanasia dei bambini non fa più nemmeno notizia. E’ diventata prassi. Il quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad racconta che sei bambini su dieci muoiono prima di compiere un anno a causa di una decisione consapevole di porre fine alla loro vita.

 

Nelle Fiandre, questo succede a circa 230 bambini che muoiono ogni anno. Nel 60 per cento di questi casi, genitori e medici scelgono deliberatamente di porre fine alla vita del bambino. Questa è la conclusione di uno studio del gruppo di ricerca dell’Università di Gent e pubblicato sulla Fetal and Neonatal Edition del British Medical Journal. I neonati “estremamente malati” presentano ai genitori e ai medici sia complesse sfide mediche sia difficili questioni etiche, affermano i ricercatori. Nella maggior parte dei casi, il trattamento che potrebbe prolungare la vita viene interrotto o neanche iniziato. Inoltre, “i farmaci possono essere somministrati anche con un possibile effetto di accorciamento della vita o con l’esplicito scopo di accelerare la fine della vita”.

 

La decisione di porre fine alla vita del neonato è presa da un’équipe di medici in consultazione con i genitori. “Questo riguarda sia i bambini che avranno una qualità di vita molto scadente sia i bambini che non hanno possibilità di sopravvivenza”, afferma Laure Dombrecht, ricercatrice presso l’Università di Gand che ha condotto lo studio. Vi si afferma che l’eutanasia per chi “non ha speranza di un futuro sopportabile” riguarda il dieci per cento dei casi. In altre parole, questi bambini avevano ancora una reale possibilità di sopravvivenza, ma la professione medica  ha deciso che la loro vita non valeva la pena di essere vissuta. La professione medica era già pronta per questo cambiamento radicale.

 

Uno studio peer reviewed di Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica ha inviato un questionario ai professionisti medici di terapia intensiva neonatale nella regione belga delle Fiandre. Consenso unanime non solo sull’aborto tardivo. Il 93,6 per cento dei medici concorda anche sul fatto che in caso di una “disabilità grave e non letale” l’uccisione del neonato è accettabile. L’87,9 per cento dice di volere modificare la legge per renderlo possibile. “La legge choc del Belgio: eutanasia per i bambini”. Nessuno choc. E’ la nuova normalità.

 

Durante un recente dibattito in Francia, l’arcivescovo di Parigi, monsignor Aupetit, al microfono di France Inter, ha evocato gli abusi che potrebbero derivare da una legge come quella belga. Ha citato un caso nelle Fiandre: “Mi hanno scritto per dirmi che i genitori stavano portando il loro bambino autistico a essere soppresso”. Aupetit è stato accusato di aver detto il falso e di esagerare. Chissà che un giorno scopriremo che non era così.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.