editoriali

Si scrive fine vita, si legge eutanasia

Redazione

Il “sì” in commissione a un testo che spinge l’Italia verso il piano inclinato

Ieri pomeriggio la Commissione Giustizia della Camera ha approvato, con i voti contrari di FdI, Lega e FI, il testo base sulla legge del fine vita. Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera e relatore della legge, ieri ha celebrato il momento e ha affermato che il voto in commissione “rappresenta un punto di partenza, e non pregiudica in alcun modo ulteriori interventi di modifica, miglioramento e affinamento del testo in sede di valutazione degli emendamenti”.

 

La legge, che riprende alcune condizioni e limiti individuati dalla Corte Costituzione nella sua sentenza del 2019, disciplina la facoltà di una persona affetta da una patologia irreversibile o con prognosi infausta di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita. Tra le condizioni per poter fare richiesta di morte volontaria, si legge nel testo, vi è la “patologia irreversibile o a prognosi infausta” o la “condizione clinica irreversibile” senza alcuna specifica di prognosi. Nel testo si parla di “morte volontaria medicalmente assistita” con un “decesso cagionato da un atto autonomo”, “con il supporto e la supervisione del Servizio sanitario nazionale”.

 

Nonostante i molti richiami al ruolo del medico, in realtà questa figura, per come è costruito il testo, sfuma in una semplice presenza facilitatrice e il non ruolo del medico all’interno di questa legge rafforza ulteriormente l’impressione che la legislazione sul fine vita rappresenti in realtà un primo passo verso la legalizzazione della dolce morte. E la verità difficile da ammettere è che, come dimostra la storia recente delle legislazioni europee, quando un paese sceglie su questi temi di uscire dalla zona grigia del rapporto tra famiglia e medico, decidendo di superare la stagione della valutazione caso per caso, quel paese sceglie di imboccare una strada simile a un piano inclinato, dove un diritto si sa dove inizia ma non si sa più dove finisce. Si scrive fine vita, si legge eutanasia.

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