In America

Le voci velenose su Kamala Harris

Paola Peduzzi

Grandi lamentele sul metodo di lavoro della vicepresidente: è inaccessibile e la gente si sente "trattata di merda". Il chiacchiericcio è diventato un dibattito sulla leadership femminile, ma la questione donna forse non c'entra affatto

Kamala Harris, vicepresidente americana, è diventata inaccessibile, dicono alcuni retroscena pubblicati sui giornali pieni di indiscrezioni: non si riesce a parlarle, chi telefona non viene richiamato, anche le informazioni di base sugli appuntamenti della vicepresidente sono tenute segrete. Si lamenta chi sta fuori dall’entourage della Harris, compreso chi ha finanziato il Partito democratico, ma soprattutto chi sta dentro: Politico ha parlato con ventidue persone che lavorano o hanno lavorato nell’ufficio della vicepresidenza e ha raccolto descrizioni velenose. “Le persone vengono ignorate, c’è grande irascibilità e un ambiente offensivo. Non è un ambiente sano, la gente si sente maltrattata, non è un posto in cui chi lavora si sente valorizzato ma dove la gente si sente trattata di merda”, dice una delle fonti anonime. Il tenore delle rimostranze alla Harris è più o meno questo: un team disfunzionale guidato dalla sua chief of staff, Tina Flournoy, che è il bersaglio principale delle critiche, perché è lei, secondo le ricostruzioni, ad aver creato un muro impenetrabile attorno alla vicepresidente, e questa protezione viene vissuta come insicurezza e ostilità.

Poiché Kamala Harris non è solo la vicepresidente ma è anche un simbolo forte, la prima donna di colore a ricoprire questo incarico, il chiacchiericcio su di lei è diventato un dibattito sulla leadership femminile. A dire il vero anche la portavoce della Harris, Symone Sanders, ha contribuito ponendo la questione in questi termini: “Le donne di colore come me non avrebbero avuto la possibilità di lavorare in politica se non fosse stato per Tina Flournoy”. Ma con le donne di colore accade che debbano soddisfare standard molto più alti rispetto a quelli riservati agli uomini. E così un ambiente di lavoro esigente può essere percepito come una virtù o come assenza di sensibilità e di leadership. Poiché tutto il team della Harris è fatto di persone scelte da Joe Biden e quindi di molti obamiani (il gruppo che lavorava con la Harris quando era candidata alla presidenza è stato smantellato) ci sono molti paragoni con l’esercizio del potere di quella stagione. Il senso è: allora questa inaccessibilità non era nemmeno pensabile. Ma se si vanno a vedere le cronache dell’obamismo, si vede che invece il tratto cosiddetto “insulare” della leadership dell’ex presidente Barack Obama era molto presente, chiacchierato, criticato. La stessa Tina Flournoy, che è stata chief of staff dell’ex presidente Bill Clinton, allora era criticata per la stessa ragione di oggi: non faceva avvicinare nemmeno gli amici (le stagiste invece  sì, ma questa è un’altra storia).

Forse l’elemento femminile c’entra fino a un certo punto, e il veleno riservato alla Harris non ha a che fare con il simbolo che rappresenta (e con le aspettative legate a questo simbolo) quanto con le rivalità che sempre ci sono nei palazzi e con il lavoro che deve svolgere. Il gentil Biden ha delegato la sua vicepresidente a occuparsi della questione dei migranti, cioè uno dei dossier più complicati che ci siano, su cui l’Amministrazione ha avuto problemi fin dall’inizio: prima ha voluto ribaltare la prospettiva del trumpismo, poi è stata costretta a rimediare a quel che era suonato come un invito a presentarsi alla frontiera degli Stati Uniti. La Harris finora non ha gestito la questione con mano salda, e questo l’ha esposta a molte critiche, che ora diventano anche piccole lotte di potere interne. Se proprio un elemento femminile esiste semmai è questo: alle donne il lavoro sporco.
 

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi