La sfiducia per Sputnik V è diventata un allarme in Russia

Micol Flammini

I contagi aumentano in tutta la nazione e a Mosca tornano alcune restrizioni. La causa della nuova ondata è da cercare nello scetticismo nei confronti del farmaco russo e per convincere i cittadini a vaccinarsi c'è chi propone premi e lotterie

Ieri la Russia ha registrato 13.721 nuovi casi di coronavirus, 6.590 soltanto a Mosca, e 371 morti. I numeri hanno spinto il sindaco della capitale, Sergei Sobyanin, ad annunciare una “settimana non lavorativa”, che è l’espressione che il governo russo ha usato durante la pandemia per dire “lockdown”, senza dirlo. Per far passare l’idea che Mosca non era come il resto del mondo: il resto del mondo si chiudeva in casa, Mosca faceva vacanza. Questa volta non si tratterà di una vera chiusura, ma più di un coprifuoco per bar e ristoranti, ma   per la Russia si tratta di un nuovo inizio con il coronavirus. E questa volta potrebbe essere ancora più faticoso, soprattutto perché è inevitabilmente costretta a guardare gli altri paesi che si organizzano per la ripartenza e abbandonano le restrizioni. Le autorità della capitale hanno anche annunciato che potrebbe essere necessario riaprire gli ospedali da campo, e anche far tornare tutte le misure che ormai la città aveva lasciato da tempo, prima degli altri. Il numero di casi, nel 2021, non era mai stato tanto alto e Sergei Sobyanin si è ritrovato in una situazione molto simile a quella dello scorso anno: far capire al Cremlino che è urgente prendere delle misure, anche se impopolari.  Vladimir Putin continua a rimandare l’urgenza, a sminuire, è in campagna elettorale, ma anche lo scorso anno ha lasciato alle autorità locali il dovere di gestire l’emergenza. Ora è ancora meno incline ad ascoltare Sobyanin, dice che la Russia sta andando bene, che i posti letto in terapia intensiva sono sufficienti nel caso di una nuova ondata, e che il panico è da evitare. Il presidente russo sembra non ricordare gli errori commessi nei mesi scorsi, ma Mosca non è l’unica ad aver reagito al numero dei contagi in aumento, anche San Pietroburgo, la città che ospiterà alcune partite degli Europei, ha comunicato che nelle zone in cui si disputa il campionato non sarà venduto cibo ai tifosi. 

 

L’aumento dei casi è legato al basso numero delle vaccinazioni, ed è questo che il Cremlino non ammette. Conta sul fatto che entro settembre il 60 per cento della popolazione sarà immunizzata, ma finora meno del 10 per cento dei cittadini ha ottenuto entrambe le dosi e poco più del 12 per cento la prima. E’ un problema di sfiducia grave che le autorità non riescono a risolvere. 


Lo Sputnik V era stato annunciato da Putin come il miglior vaccino del mondo, quello che tutti avrebbero voluto, anche perché è stato il primo a essere  approvato. Ma le dichiarazioni entusiaste e premature non hanno fatto altro che erodere la fiducia dei russi. Il fatto che il presidente abbia rimandato più volte la sua vaccinazione ha aumentato la sfiducia e il fatto che il tanto atteso vaccino del presidente sia stato fatto a telecamere spente ha peggiorato la situazione. I russi, intervistati da radio e televisioni, sul perché del loro scetticismo, rispondevano: Lo farò dopo il presidente. Farlo, per Putin, era diventato una questione di salute pubblica, ma la decisione è stata presa troppo tardi. 

 

Considerando le poche adesioni, le autorità hanno valutato la possibilità di rendere il farmaco obbligatorio, ma il capo del Cremlino lo ha escluso, anche questa misura sarebbe troppo impopolare, soprattutto prima delle elezioni per la Duma, che si preannunciano complesse. Sindaci e governatori allora hanno iniziato a fare promesse, ad annunciare premi a chi si farà vaccinare. Il sindaco di Mosca – nella capitale sono state vaccinate 1,3 milioni di persone su sei milioni di abitanti – ha annunciato che chi riceverà la sua prima dose entro l’11 luglio parteciperà a una lotteria per vincere un’automobile. Ci sono in palio cinque macchine ogni settimana. E non è l’unico. A Omsk, i primi mille che si vaccineranno riceveranno i biglietti per il circo della città. 


Questa volta Putin e i suoi avrebbero un motivo in più per evitare una crisi economica e sanitaria determinate da una nuova ondata: fare la campagna elettorale sotto il peso del coronavirus non conviene a chi governa e vorrebbe rivincere. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.