(foto Ap)

oltre l'intesa su Airbus e Boeing

Gli obiettivi dell'alleanza commerciale tra America e Ue

David Carretta

Man mano che scopre le proprie vulnerabilità, l’Europa si accorge che la sua autonomia strategica dalla Cina passa da un’alleanza economica, commerciale e tecnologica con i vecchi amici

Molto più che durante il vertice tra Charles Michel, Ursula von der Leyen e Joe Biden, la nuova stagione dell’alleanza tra l’Unione europea e gli Stati Uniti si è aperta nella notte di ieri durante i negoziati tra Valdis Dombrovskis e Katherine Tai per arrivare a un accordo nella disputa commerciale sui sussidi a Airbus e Boeing. “L’incontro è iniziato con una svolta sugli aerei. Questo apre davvero un nuovo capitolo nella nostra relazione perché passiamo dal contenzioso alla cooperazione”, ha detto la presidente della Commissione europea, all’inizio del vertice con il presidente degli Stati Uniti. Ma il “nuovo capitolo” non è la fine dei dazi sullo champagne o i trattori Caterpillar. E’ la più ampia cooperazione transatlantica per proteggersi dalla concorrenza sleale della Cina.

L’intesa su Airbus e Boeing raggiunta dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e dalla rappresentante al Commercio degli Usa, Katherine Tai, permette di superare un contenzioso durato 17 anni, che è costato miliardi di dollari di dazi americani su prodotti europei come lo champagne, il cognac o la pelletteria, più altri miliardi di euro di dazi europei su prodotti americani come i trattori, i videogiochi o il rum. I pessimisti diranno che si tratta di una semplice tregua, che l’America First non è messo in discussione e che la rinascita delle relazioni transatlantiche è solo una finzione. L’accordo su Airbus-Boeing è temporaneo (i dazi sono sospesi per cinque anni) e non è stata trovata una soluzione all’altra grande disputa commerciale sui dazi americani contro l’acciaio e l’alluminio importati dall’Ue (la dichiarazione finale indica la fine dell’anno come obiettivo per un’intesa). In altri settori rimangono divergenze: ieri il Financial Times ha svelato che Washington ha richiamato all’ordine Bruxelles per i continui attacchi contro i  Big Tech americani da parte del Parlamento europeo. Ma i pessimisti rischiano di sottovalutare quanto sia cambiato il paradigma della geopolitica economica degli Stati Uniti. La minaccia non sono più gli aiuti di stato a un colosso europeo o il surplus commerciale della Germania, ma le pratiche sleali della Cina. Mentre Ue e Stati Uniti erano “impegnati a litigare” su Airbus e Boeing, “altri ne hanno approfittato per lanciare la loro industria. Noi eravamo troppo occupati a scontrarci per prestare attenzione”, ha spiegato ieri Tai: l’intesa segna l’inizio della “collaborazione per affrontare la minaccia dell’ambizione cinese di costruire un settore aeronautico sulla base di pratiche non di mercato”. Ue e Stati Uniti collaboreranno per impedire investimenti cinesi che possano portare al trasferimento forzato di tecnologia e adotteranno misure parallele (cioè dazi) contro gli aerei sussidiati dalla Cina. “Dobbiamo assicurare che ci sia parità di condizioni globali per i grandi aerei civili”, ha detto Dombrovskis.

La Casa Bianca ha spiegato che l’accordo su Airbus-Boeing “rappresenta un modello su cui gli Stati Uniti possono costruire per altre sfide poste dalla Cina”. Una delle principali novità del vertice tra Michel, von der Leyen e Biden è la creazione di un Consiglio (transatlantico) commercio e tecnologia. Oltre agli obiettivi tradizionali (aumentare il commercio e gli investimenti bilaterali ed evitare barriere tecniche), Ue e  Usa intendono fissare standard tecnologici su intelligenza artificiale e altre tecnologie emergenti, tecnologie verdi e ambientali, sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, governance dei dati e piattaforme. “Vogliamo modellare gli standard globali”, spiega al Foglio una fonte europea. “Il mondo è cambiato, assolutamente cambiato”, ha detto Biden all’inizio del vertice citando il poema “Easter 1916” di William Butler Yeats. E anche l’Ue sta lentamente cambiando sulla Cina, malgrado le reticenze di molti suoi leader. 

In un altro vertice, questa volta con il Canada, Michel, von der Leyen e Justin Trudeau hanno lanciato una partnership strategica sulle materie prime. “Noi europei vogliamo diversificare le nostre importazioni rispetto a produttori come la Cina”, ha spiegato la presidente della Commissione: “Vogliamo più sostenibilità, meno danni ambientali e trasparenza sulle condizioni di lavoro”. La Cina è il più grande esportatore al mondo di terre rare, uno dei campi di battaglia per la supremazia nelle nuove tecnologie. Alcune di queste materie prime sono cruciali per i settori della digitalizzazione e della transizione ecologica (come l’eolico, l’auto elettrica o i semiconduttori). L’Ue oggi si rifornisce al 98 per cento in Cina, ma il Canada ha alcune delle più grandi riserve al mondo di terre rare, stimate a più di 15 milioni di tonnellate. “Assicurare la sicurezza delle catene del valore di minerali e metalli critici – che sono essenziali per la transizione verso un’economia neutrale sul clima e digitale, così come per creare e sostenere posti di lavoro per il futuro – è una priorità comune”, si legge nelle conclusioni del vertice Ue-Canada. Man mano che scopre le proprie vulnerabilità, l’Europa si accorge che la sua autonomia strategica dalla Cina passa da un’alleanza economica, commerciale e tecnologica con i vecchi amici.

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