L'economista anti euro Bernd Lucke, fondatore di Adf, partito dal quale è poi uscito (Ansa) 

Editoriali

L'ipoteca tedesca sul Recovery fund

Redazione

Il blocco di Karlsruhe va risolto in fretta, non c’è tempo per il nazionalismo

La Corte costituzionale tedesca ieri ha messo un’ipoteca sul Recovery fund, ordinando al presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, di non procedere alla firma della ratifica dello strumento giuridico che serve all’Unione europea per finanziare Next Generation Eu. Giovedì il Bundestag aveva approvato a larghissima maggioranza – 478 voti a favore (compresi quelli dei Verdi e dei Liberali all’opposizione) 95 contrari e 72 astensioni – la ratifica parlamentare della cosiddetta “decisione sulle risorse proprie” con cui la Commissione può emettere debito e finanziare il Recovery fund. Il fondatore di Alternativa per la Germania, l’economista anti euro Bernd Lucke, che nel frattempo è uscito da AfD, ha chiesto ai giudici di Karlsruhe di bloccare tutto. Sempre pronta a intervenire a gamba tesa negli affari europei, la Corte ha sospeso la ratifica in attesa di una decisione sull’ammissibilità del ricorso.

 

Come in passato, la decisione potrebbe rivelarsi un falso allarme. I precedenti non mancano. Nel 2012 Karlsruhe chiese al presidente di non firmare la ratifica del Fondo salva-stati Mes, salvo dare il via libera poche settimane dopo (questa volta però è un “ordine” e non una “richiesta”). Tra il 2013 e il 2016 tenne la zona euro con il fiato sospeso per un ricorso contro lo scudo anti spread Omt, che si concluse con un via libera. Nel 2020 dichiarò il Qe illegale e lanciò un ultimatum di tre mesi alla Bce, ma oggi la Bundesbank continua a partecipare ai programmi di acquisto di titoli. Il problema è che con i giudici di Karlsruhe non si sa mai. Il lodo giuridico va risolto in fretta, senza cadere nella tentazione di fare politica. Il Recovery fund è già in ritardo e ostaggio di Polonia e Ungheria, che usano la ratifica parlamentare a fini politici a Bruxelles. Quando una maggioranza costituzionale di oltre i due terzi si esprime in un Parlamento, il pericolo è il nazionalismo dei giudici.