Il pil del Dragone è cresciuto del 2,3 per cento nel corso del 2020. E’ la crescita annuale più bassa degli ultimi quarantacinque anni, ma lo stesso un grande risultato geopolitico per Pechino
Come ampiamente previsto dai dati diffusi periodicamente dall’Istituto di Statistica di Pechino, l’economia cinese è cresciuta del 2,3 per cento nel corso del 2020. E’ la crescita annuale più bassa degli ultimi quarantacinque anni, ma lo stesso un grande risultato geopolitico per Pechino: nell’anno della pandemia che ha rallentato tutte le economie sviluppate del mondo, il luogo in cui la pandemia ha avuto inizio è anche quello che ha avuto una performance economica migliore. Nel quarto trimestre del 2020 il pil è aumentato del 6,5 per cento, superando di mezzo punto lo stesso periodo del 2019, cioè correndo di più dopo la pandemia. Inoltre, per la prima volta il pil cinese ha superato i centomila miliardi di yuan. “In un anno straordinario, la Cina è riuscita in risultati straordinari” ha detto ieri ai giornalisti Ning Jizhe, capo dell’Istituto di Statistica, e ha aggiunto che “il mondo ci sta guardando”. Come scriveva ieri Gerry Shih sul Washington Post, sia dal discorso di inizio anno del presidente Xi Jinping sia dalle parole del ministro degli Esteri Wang Yi, che ha detto che la Cina “ha dato una speranza all’economia mondiale di uscire dalla stagnazione”, si evince un messaggio: i dati economici servono a costruire l’immagine della Cina come potenza responsabile che traina l’economia mondiale, e sul cui benessere tutti dovrebbero scommettere.
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