(foto Afp)

Per “curare” bisogna spendere moltissimo. Il senso della Bidenomics

Luciana Grosso

L’ “American Rescue Plan” è un piano da 1.900 miliardi di dollari, di cui 450 per la pandemia. Le critiche e il voto al Congresso

Leggendo il piano economico presentato da Joe Biden giovedì sera, viene il dubbio che quando il presidente eletto ha detto che i suoi quattro anni sarebbero stati “a time to heal”, non si riferisse solo alla guarigione dell’America dalle lacerazioni del trumpismo, ma anche al senso più concreto del termine: quello fisico e sanitario. Il piano economico di Biden, “American Rescue Plan”, un colosso da quasi duemila miliardi di dollari che, di fatto, è il suo primo atto da presidente, fa due cose: la prima, puntare sull’eradicazione della pandemia, presupposto necessario e irrinunciabile a qualsivoglia ripartenza economica; la seconda, tentare una rivoluzione copernicana dell’economia americana, dando al governo un potere di stimolo (e persino di assistenza) che non si vedeva dai tempi del New Deal.

 

“Il potere si sposterà da Wall Street a Washington nei prossimi quattro anni – scrive Axios – e Biden tenterà di tracciare una politica economica alla sinistra di Bill Clinton e Barack Obama. Se ci riesce, si vedrà non solo nelle tasse e nelle spese, ma anche nella regolamentazione”. Se questa è l’idea, ossia porre lo stato e non più il solo mercato nel ruolo di motore immobile dell’economia americana, occorre pensare a come realizzarla. “American Rescue Plan” ci dice molto di quel che saranno, nei programmi di Biden, i prossimi quattro anni dell’America. I numeri sono chiari: un piano da 1.900 miliardi di dollari, dei quali 450 saranno dedicati, da subito, alla cosa più urgente di tutte: la fine del Covid-19. Il governo Biden intende spingere i test, i dispositivi di sicurezza e i vaccini. In particolare, per i vaccini è previsto un piano monstre di 100 milioni di dosi in 100 giorni somministrati da 100 mila operatori sanitari ai quattro angoli del paese, al quale saranno dedicati 20 miliardi di dollari.

 

Ma nel disegno di Biden c’è anche altro: circa mille miliardi di dollari in aiuti diretti alle famiglie (con assegni da 1.400 dollari, da sommare ai 600 approvati a dicembre, per arrivare a 2000) e l’aumento dei sussidi di disoccupazione (400 dollari a settimana, invece di 300, e fino a settembre invece che fino a marzo, come previsto dalla legge attuale); 440 miliardi dedicati ad aiuti a comunità e imprese, inclusi 350 miliardi di finanziamenti di emergenza a governi statali e locali e a emergenze alimentari e idriche come quella di Porto Rico; fondi per i ristori agli affittuari e, infine, 35 miliardi di dollari, dedicati all’unica vera voce di investimento prevista, ossia a rendere disponibili prestiti a basso interesse per investimenti in energia pulita. Ma il piano Biden non è solo numeri, sopravvivenza alla crisi e ripresa dei consumi. Nel testo, si pongono le basi per la politica del lavoro e del welfare che sarà (o che Biden vorrebbe fosse) nei prossimi anni: un totale di 14 settimane di congedo retribuito per malattia propria o di un familiare; un salario minimo da 15 dollari l’ora; la volontà di collegare, automaticamente, il livello delle indennità di disoccupazione a fattori economici più generali, come il tasso di disoccupazione stesso. Un piano di lungo periodo, insomma, che prevede sussidi che diano sollievo immediato e ambizioni che cambino le cose a lungo termine. Ma che presenta un problema: deve essere approvato dal Congresso. Il che, nonostante Biden stia cercando un appoggio bipartisan, difficilmente potrà avvenire con l’aiuto dei repubblicani. Così, i democratici, almeno per quel che si sa fin qui, dovranno contare sulle loro sole forze. Che però potrebbero essere meno del previsto, perché se è vero che i dem guidano entrambi i rami del parlamento, è anche vero che sono divisi. C’è la fronda dei più conservatori che dice che il piano è troppo costoso; c’è la fronda dei progressisti che al contrario dice che non è abbastanza. E per quanto fare sintesi sia la principale virtù politica di Biden, non è per nulla detto che l’impresa sia facile.